Regionali, esposto in procura: "C'è un morto tra i firmatari della lista civica per D’Alfonso"

A Chieti scoppia il primo caso elettorale: il Comune scopre un defunto tra i sottoscrittori di una delle liste di centrosinistra
CHIETI. Sono morti ma firmano le liste. Il primo caso elettorale scoppia a Chieti. Riguarda una delle civiche, accreditata di molti voti, che appoggia il candidato presidente di centrosinistra alla Regione, Luciano D’Alfonso. Ieri mattina, in procura, è arrivato un circostanziato esposto che si basa sulla relazione del funzionario del Comune che ha svolto le verifiche a tappeto sui nomi dei cittadini sottoscrittori delle liste sia dei candidati consiglieri sia degli aspiranti presidenti. E in entrambi i casi sarebbero emerse irregolarità che hanno spinto il Comune a informare immediatamente la comandante dei vigili urbani, Donatella Di Giovanni che, a sua volta, non ha potuto fare altro che rivolgersi alla procura della Repubblica dove, questa settimana, è di turno il sostituto procuratore, Lucia Campo.
E’ automatica l’apertura di un’inchiesta penale, così come il reato ipotizzabile dovrebbe essere quello di falso ideologico, come è già avvenuto nelle precedenti tornate elettorali.
La più clamorosa delle irregolarità, se confermata dalle indagini che la magistratura delegherà quasi certamente alla Digos, riguarda nientemeno che una persona morta a Chieti nel 2012 ma che, stando agli atti depositati l’ultimo giorno per la presentazione delle liste, quindi una settimana fa, avrebbe apposto di recente la sua firma in calce all’elenco dei candidati di una delle civiche che a Chieti appoggiano D’Alfonso.
Accanto al nome del morto compaiono gli estremi della sua carta di identità, cioè il numero e la data di rilascio, e questi, dopo la verifica eseguita dal funzionario comunale, hanno escluso che si tratti di un caso di omonimia. È davvero morta da due anni la persona che ha sottoscritto la lista. Ma la sua firma è stata anche certificata da un consigliere comunale che, stando a quanto prevede la legge, doveva essere presente al momento della firma, asseverando con il suo timbro che il sottoscrittore di turno era stato riconosciuto dal documento d’identità. In altre parole: il morto è resuscitato oppure si tratta di un falso che, comunque, non metterebbe fuori gioco la lista. Nell’esposto sono indicate altre presunte irregolarità, tipo quella di un cittadino che ha sbagliato a scrivere il proprio cognome. Lo ha storpiato come se non lo conoscesse: c’è il dubbio che anche in questo caso non sia stato lui a firmare.
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