«Regione, via le preferenze»

Chiavaroli (Pdl): nuova legge elettorale con liste bloccate

PESCARA. Contro «cacicchi» e «portatori di voti» vanno eliminate le preferenze, dando ai partiti la piena responsabilità delle selezione del gruppo dirigente regionale. Questa in sintesi la proposta di Ricardo Chiavaroli, consigliere regionale del Pdl e membro della commissione Statuto, chiamata a modificare la legge elettorale abruzzese. «Le preferenze sono non tanto un sistema di riconoscimento della volontà dell’elettore», spiega Chiavaroli, «ma un sistema consolidato di potere che fa male alla politica, e che spesso spinge il politico a non lavorare in sinergia e per il bene comune, ma a curarsi del proprio presunto elettorato. Questo sistema, tra l’altro, comporta un aggravio di spese notevole e una guerra delle preferenze». La soluzione, dice Chiavaroli «è quella di ridare centralità alla politica e, per me uomo di partito, anche ai partiti e ai loro leader, che devono assumersi la responsabilità di chi candidano».

Due sono le ipotesi sulle quali Chiavaroli chiede alla commissione statuto di avviare la discussione e tutt’e due escludono il ricorso al voto di preferenza. La prima ipotesi è quella anticipata dalla legge della regione Toscana (retta da un governo di centrosinistra): liste bloccate e premio di maggioranza alla coalizione che appoggia il candidato presidente eletto. I consiglieri vengono eletti sulla base della posizione in lista. In questo caso si mantengono gli attuali collegi provinciali.

Una seconda ipotesi più complessa prevede un sistema maggioritario uninominale «che garantisce», spiega Chiavaroli, «una buona rappresentatività territoriale, perché prevederebbe 40 collegi. In questo caso c’è un solo candidato per lista e viene eletto il candidato che prende un voto più degli altri». Sulla perimetrazione dei collegi, dice Chiavaroli, si potrebbe lavorare su quelli per le elezioni provinciali (Pescara ne ha 24) per aree omogenee e in base al numero degli abitanti. «Per esempio un milione di elettori diviso 40 collegi ci porterebbe a individuare collegi omogenei con una popolazione media di 25mila elettori». Questo sistema potrebbe però comportare l’elezione di un presidente senza maggioranza.

«Si potrebbe ovviare con un premio di maggioranza del 60%: in questo caso entrano i candidati che hanno ottenuto la migliore percentuale». All’obiezione che senza preferenze i candidati vengono nominati e non eletti, con perdita in termini di rappresentanza e autonomia rispetto al partito, Chiavaroli risponde che «sta ai partiti adottare sistemi di selezione trasparenti. E comunque quando un leader presenta la lista, beh, ci mette la faccia e quindi è spinto a scegliere le persone migliori».

Il disegno di legge deve essere ancora scritto e al momento in commissione non ci sono altri testi (nel frattempo il Consiglio regionale ha approvato una legge sulla incompatibilità dei sindaci sopra 2mila abitanti), però l’impegno della commissione è quello di discutere al più presto la riforma elettorale. Peraltro ci sono direttive dell’Ue che stabiliscono che modifiche elettorali vadano fatte al più tardi un anno prima del voto. L’Abruzzo tornerà al voto nel 2013, quindi avrebbe tempo fino al 2012. Cercando, conclude Chiavaroli, «la massima convergenza».