Ricostruzione, l'ombra della 'ndrangheta

Il presidente di Corte d'appello: è la cosca più pericolosa ma i controlli funzionano

L'AQUILA. E' sempre la 'ndrangheta la criminalità organizzata più interessata agli appalti del «cantiere più grande d'Europa». Lo ha ribadito nella sua relazione il presidente della Corte di appello Giovanni Canzio. Ma il fenomeno è ancora circoscritto grazie ai controlli preventivi. Sono circa mille le inchieste avviate dalla Procura della Repubblica dell'Aquila in seguito al terremoto tra il 2009 e il 2010 tra quelle sui crolli e quelle su reati contro la pubblica amministrazione.

«Il fenomeno delle infiltrazioni, che senz'altro esiste», si legge nella relazione del presidente Giovanni Canzio, «appare ancora connotato da dimensioni circoscritte: i 17 casi di ingerenze criminali accertati costituiscono oggi l'1,1 per cento del totale delle imprese la cui posizione è stata già definita, in tutto 1.526. Occorre sottolineare che i provvedimenti interdittivi hanno portato alla luce tentativi di infiltrazione nella ricostruzione da parte di tutte le consorterie criminali: fra le quali le imprese legate alla Sacra corona unita leccese, imprese colluse con sodalizi di stampo camorristico o con il clan dei Casalesi e imprese di cui sono stati accertati legami con Cosa Nostra. Ma la consorteria criminale più attiva appare essere al momento la 'ndrangheta, che ha tentato di ingerirsi nel circuito dei subappalti attraverso imprese legate a" 'ndrine" operanti nell'Italia settentrionale». Canzio, probabilmente, allude ad alcune ditte con sede a Reggio Emilia scovate nei controlli preventivi. Infatti, la malavita calabrese non si propone mai negli appalti con ditte originarie di quella regione, ma è solita nascondersi dietro imprese con sedi in altre aree geografiche.

In relazione agli appalti, una torta che complessivamente si aggira sui 15 miliardi, Canzio fa sapere che la Prefettura ha definito il 76 per cento dei procedimenti di rilascio delle informazioni antimafia per il 2010 per 1265 imprese, di cui 345 aquilane. Sono state emesse 37 informazioni «atipiche» per imprese a rischio, mentre 14 sono state le interdizioni a lavorare nei cantieri, tre delle quali hanno riguardato la provincia dell'Aquila.

«Al momento» ha detto Canzio «i moduli di contrasto contro il rischio infiltrazione nella ricostruzione pesante risultano efficaci».

ALTRE INCHIESTE.
I procedimenti per i reati contro la pubblica amministrazione aperti dalla Procura dell'Aquila riguardanti la ricostruzione sono 802: 456 aperti nel 2010 e 446 nel 2009. A queste si aggiungono le 218 inchieste in seguito ai crolli. «Sono state avviate» prosegue la relazione «indagini in collaborazione con la Prefettura dell'Aquila e in collegamento con la Dda, in vari procedimenti aperti per possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nei cantieri per la ricostruzione o per lo smaltimento di macerie. E, sempre a cura della Dda, sono in corso indagini preliminari in riferimento al fenomeno della ricostruzione, per i doverosi accertamenti in merito ad eventuali irregolarità o criticità di rilievo penale nella gestione della cosa pubblica e al pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto cittadino e regionale, in vista degli ingenti finanziamenti pubblici in questa fase».

SULLA COSTA.
Bisogna fare attenzione anche alle infiltrazioni sulla costa. «Riguardo al fenomeno della criminalità organizzata», ha detto il presidente nella relazione in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, «va sottolineato il forte impegno della Direzione distrettuale antimafia dell'Aquila, che nel 2010 ha aperto 29 procedimenti a fronte dei 19 del 2009. «Numerosi i procedimenti per associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti» ha continuato il presidente della Corte d'appello «dove sembra delinearsi l'ingresso nella regione, in particolare sulla costa adriatica, di clan camorristici o della 'ndrangheta per la gestione del territorio e di tale attività. Sembra che i rom, in relazione allo spaccio, si siano organizzati e partecipino attivamente ai traffici affiliandosi ad altri gruppi etnici organizzati».

GRAN LAVORO.
Il presidente Canzio, inoltre, ha elogiato tutto il personale della giustizia per i risultati ottenuti, rammaricandosi per lo scarso numero di addetti nelle cancellerie andati in pensione e non rimpiazzati.

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