San Valentino, carcere fantasma

Costruito nel 1994 non è mai stato usato, ora è in mano a vandali e capre.

SAN VALENTINO. Strutture vecchie, celle strapiene e rischi per detenuti e poliziotti. In Italia è emergenza carceri. «Servono nuovi penitenziari», tuona la politica. Ma c’è un paradosso: nel Paese esistono strutture nuove e mai utilizzate. Un esempio è a San Valentino Citeriore. A 36 chilometri da Pescara, dove il San Donato scoppia, c’è un carcere in cui non ha mai messo piede un detenuto.
Il carcere di San Valentino è stato completato nel 1994 ed è costato tre miliardi di vecchie lire. Doveva essere una casa mandamentale. In questi istituti sono detenute le persone in attesa di giudizio per reati lievi, oppure condannate a pene fino a un anno. Ormai sono quasi tutti dismessi. Così in Italia ci sono altri 40 istituti penitenziari come quello ai piedi della Maiella. Sono tutti già costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, ma sono inutilizzati e versano in uno stato d’abbandono totale.

L’esempio che troviamo a due passi da Pescara è lampante. La casa mandamentale di San Valentino è un oggetto misterioso anche per i 2 mila abitanti del paese. «Guardi che si sbaglia, qui non ci sono carceri», dice una ragazza. «Ma sì che c’è», interviene un passante, «è lì, in contrada Trovigliano, è una struttura con il cancello blu tra il cimitero e il parco giochi per i bambini. Ma non c’è niente, ci troverà solo cani e capre».

Ed eccolo il carcere. Lo si nota dalla strada proprio per le inferiate blu. Delimitano un’area su cui sorge una struttura in mattoni e cemento armato. Il giardino è in completo stato d’abbandono. Gli arbusti crescono indisturbati e le radici hanno fatto saltare la pavimentazione. L’erba, invece, è bassa. A curarla non è stato un giardiniere, ma le capre e le pecore che vi pascolano indisturbate. Così, davanti a quello che doveva essere l’ingresso del penitenziario, c’è un letamaio alimentato dalle feci degli animali.

Insieme a capre, cani e, a quanto pare, qualche mucca, gli unici ad usufruire del carcere sono i vandali. Scavalcare la prima recinzione è un attimo, poi basta rompere un vetro e si è dentro la struttura. Così i soliti ignoti hanno bivaccato all’interno degli uffici e degli appartamenti destinati agli agenti di custodia. E qualcuno ha anche assaporato il brivido di passare una notte in cella.
Nel corso dei diversi raid vandalici sono state rotte porte e finestre, distrutto l’impianto elettrico, scaricato il contenuto degli estintori antincendio. Il carcere di San Valentino non è mai stato aperto, ma all’interno mancava solo il mobilio. All’esterno c’è anche il contatore del gas. Segna un consumo inferiore al metro cubo. Chissà se l’amministrazione penitenziaria ha pagato anche la bolletta, o la ha lasciata in carico allo Stato.

La proprietà della casa mandamentale è infatti passata da circa un anno al demanio. E ora il Comune spera di ottenerne l’uso per sfruttare i quasi mille metri quadri della struttura. «Vorremmo dare un senso a questo spreco di risorse pubbliche», spiega il vice sindaco Giovanni Taglieri. «Magari costruendo un polo per anziani e bambini collegato all’adiacente parco giochi. Poi, con tanto spazio a disposizione, c’è posto per laboratori artigianali e tante altre iniziative». Così, mentre in Abruzzo e in tutta Italia le celle scoppiano, a San Valentino si pensa a come riconvertire il carcere fantasma.