Scandalo Fira, tutti gli uomini di Forza Italia

Da Domenici ad Andreassi ecco i collegamenti e le parentele degli indagati.

PESCARA. Coordinatore regionale, vice coordinatori regionali, coordinatori provinciali, consiglieri comunali, mogli e figli di esponenti di spicco del partito. Sono nove le persone coinvolte nell’inchiesta sulla Fira che sono legate a filo doppio con Forza Italia nel periodo dei fatti oggetto dell’inchiesta sulla mega truffa da 16 milioni di euro ai danni di Unione europea e Regione Abruzzo.

Il personaggio-chiave dell’inchiesta è Vito Domenici, ex coordinatore regionale del partito di Berlusconi (dal 1997 al 2003) nonché assessore all’Industria e alla Sanità, padre della legge 16 sui capannoni, poi divenuto vicecoordinatore dello stesso partito e quindi passato all’Udc nel marzo 2006. A lui e all’avezzanese Vittorio Forte, altro esponente di Forza Italia, partito di cui, nel 2003, risultava essere delegato regionale e componente dell’esecutivo, la Procura contesta l’associazione per delinquere finalizzata al finanziamento illecito dei partiti.

Tra l’altro, Forte è anche il legale rappresentante della Viga Pubblicità&Marketing che avrebbe percepito, nel marzo 2003, un ingiusto profitto pari a 210mila euro per un progetto di comunicazione promozione e sviluppo imprenditoriale che non ha mai visto la luce.

Associazione per delinquere è il reato contestato anche agli altri indagati Giancarlo Masciarelli, Paolo De Michele, Silvio Vittorio Paride Cirone, Giovanni Cirulli detto Gianluca, Ivan Marinelli e Ivano Villani. Il pm li chiama «diretti accoliti» di Masciarelli ritenendoli piazzati in ruoli strategici per rastrellare il denaro da far confluire nelle casse del partito. Denaro che, per il pm Filippo Guerra, era versato, nella percentuale del 10 per cento, da ciascuno degli imprenditori che erano riusciti a ottenerne dopo la partecipazione a particolari bandi Docup.

Soldi per un milione di euro, tra quelli versati e da versare, solamente in relazione al periodo compreso tra dicembre 2003 e febbraio 2004. Altra figura di spicco è quella di Fabrizio Andreassi, ingegnere aquilano di 46 anni, ex sindaco di San Demetrio ne’ Vestini. È accusato di associazione per delinquere, insieme agli indagati principali, per l’ipotesi di truffa, nella veste di dirigente regionale e componente della commissione incaricata di valutare i progetti.

Anche Andreassi è uomo di Forza Italia, essendo stato nominato nel marzo 2004 coordinatore provinciale all’Aquila, incarico ricoperto fino ad aprile 2007. Restando all’Aquila, nell’elenco dei componenti delle commissioni che la Procura definisce «compiacenti» figura anche l’avvocato Vincenzo Santucci, di 40 anni, entrato in consiglio comunale a dicembre 2004 e che dopo un anno e mezzo lasciò Forza Italia per aderire prima al gruppo misto e poi all’Udc.

Un percorso del tutto analogo a quello di Domenici, personaggio al quale veniva considerato molto vicino. Tra gli ex amministratori di Forza Italia coinvolti nell’inchiesta va annoverato anche l’ex sindaco di Castel di Ieri Donato Di Cesare, già vice coordinatore regionale del partito. Chiudono l’elenco Gesualdo Del Pizzo, di Taranta Peligna (Chieti), che nel 2004 era vice coordinatore provinciale di Forza Italia e Carmine Silvagni di Avezzano, componente del coordinamento provinciale e candidato alle provinciali.

Ci sono, poi, i parenti degli indagati eccellenti come Giovanna Liberali, moglie di Vito Domenici e legale rappresentante della Net consulting che ha presentato progetti per avere fondi pubblici. È coinvolta anche Barbara Tempesta, avvocatessa, figlia dell’ex sindaco dell’Aquila Biagio, indagata in quanto componente delle commissioni tecniche incaricate di vagliare i progetti, assegnare i punteggi, fare le graduatorie e predisporre la documentazione per il saldo. Progetti-fotocopia che, per l’accusa, passavano senza intoppi.