Sevel, polemiche sui permessi elettorali

Il segretario Fismic sui dati molto alti: colpa delle istituzioni, non di chi ne approfitta

LANCIANO. «La Sevel è in testa alla richiesta dei permessi elettorali, per utilizzo della 104, per assenteismo: sono numeri impareggiabili anche rispetto alla Campania, ma non è colpa dei lavoratori, bensì di un sistema clientelare che si è radicato in provincia di Chieti». Roberto Di Maulo, segretario nazionale della Fismic, è intervenuto ieri al direttivo provinciale del sindacato.

Non la manda a dire, Roberto Di Maulo, 60 anni, segretario generale della Fismic, il sindacato che in Sevel conta 250 iscritti ed è la quarta organizzazione (compresa la Fiom, oggi estromessa da tutte le bacheche e i cancelli degli stabilimenti Fiat d'Italia). A Lanciano in vista delle prossime elezioni delle rsa in Sevel, Di Maulo incentra il discorso su una delle piaghe della fabbrica del Ducato, secondo l'ammissione della stessa dirigenza aziendale: l'assenteismo. «Abbiamo dei dati certi», spiega il leader sindacale, «5mila dipendenti hanno in media un evento di assenteismo all'anno dovuto principalmente a cause di salute, 800 operai ne contano due e i restanti 500 fanno alzare il picco di assenteismo a livelli impareggiabili in Italia. Non è colpa dei lavoratori, ma dell'ambiente circostante. Se in Provincia di Chieti c'è questo sistema radicato la colpa è delle istituzioni, non di chi ne approfitta».

Per arginare il fenomeno ben vengano, quindi, «regole certe».

«Abbiamo firmato l'accordo sui permessi elettorali», spiega Di Maulo. «Se l'assenza dei rappresentanti di lista dovesse superare una certa soglia, la Sevel chiuderà senza riconoscere i permessi elettorali e farà ricorso ai Par collettivi. E' un modo per responsabilizzare chi si approfitta del sistema».

La Sevel, per Di Maulo, resisterà ancora ad Atessa. «C'è garanzia occupazionale», assicura, «e, grazie a quei 5mila operai che si impegnano il prodotto è vincente e la Sevel ha successo».

«La Fiat», puntualizza Di Maulo, «se ne andrà dall'Italia solo se quella fetta antagonista prevarrà fino al punto da dimostrare che non ci sono più le condizioni per restare».

Un ricatto? «Assolutamente no», spiega il segretario della Fismic. «In Italia abbiamo fame di lavoro, ma anche di diritti. Noi della Fismic siano sempre stati coerenti e vigileremo affinché le ragioni dei lavoratori si coniughino a quelle delle imprese senza sconti nè contrasti. Il lavoratore va premiato se produce. Anche in Sevel bisogna aumentare la produttività, non la fatica. E, se ci sono risultati, vanno riconosciuti nel salario».

Quanto alle prossime elezioni delle rsa, Di Maulo non considera «strana» l'assenza della Fiom: «Esistono delle regole? E allora le regole vanno rispettate e, se non firmi i contratti, sei fuori. E' accaduto anche a noi in passato, parecchie volte, senza che nessun giudice ci desse ragione. La Fiom è ancorata a un mondo che non esiste più. Sapevamo fin dall'inizio che il contratto di Pomigliano sarebbe stato esteso a tutti gli stabilimenti. Non l'abbiamo mai negato. Pomigliano è la conseguenza della globalizzazione: dobbiamo lavorare come si lavora in Europa per accedere allo stesso trattamento economico. Lo dico sempre», conclude Di Maulo, «il premio di produttività di 600 euro è solo l'inizio per arrivare ai 7.500 euro tedeschi».

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