Silvio, attento a Denis l'arrogante

Che brutto sentimento è l’arroganza. Parente stretto dell’invidia e dell’odio. Umori malefici che il Presidentissimo vuole estirpare dalla vita politica italiana, in nome dell’amore. Così almeno era scritto ieri sul mega-palco romano di piazza San Giovanni. La politica trasformata in metafisica del bene e del male; passioni contro ragione; la pancia al posto del cervello. Forse per questo riesce a sedurre milioni di italiani. Dunque ieri Silvio Berlusconi ha voluto la prova di forza, la mobilitazione di piazza, presentandosi a capo di un personalissimo «partito dell’amore» proprio quando il suo Pdl gli dà i dispiaceri maggiori: divisioni interne, pasticcio delle liste, pericolo astensionismo, ossessioni televisive.

Chi più ne ha, insomma, più ne metta. Vincere sull’invidia e sull’odio, ovvero ex comunisti, toghe rosse, telepredicatori, stampa indipendente, poteri di garanzia, Quirinale, Csm, authority. Caso vuole che ne abbia di arroganti anche nella sua corte, il povero Silvio. Quell’arroganza così simile all’odio che vuol sconfiggere. Come definire altrimenti lo stato d’animo che ha spinto Denis Verdini a scrivere una aspra lettera ai vertici abruzzesi del Pdl. In quella circolare di partito il coordinatore nazionale del Popolo della libertà striglia con brutalità Chiodi, Piccone, parlamentari e notabili del centrodestra perché non sono stati in grado di riempire almeno cento pullman con i terremotati dell’Aquila: destinazione Roma per ringraziare davanti alle telecamere Berlusconi per le case concesse dopo il sisma. Ma si può mettere nero su bianco un concetto così rozzo?

Dicono che le intercettazioni violano la privacy, ma certi politici quando prendono carta e penna si procurano danno da solo, peggio che se fossero spiati. E Verdini non è uno qualunque. E’ il potente sponsor della «cricca» degli appalti, che sull’Aquila ha già provato ad allungare le mani. Un tempo, per riempire le piazze, c’erano le truppe mastellate, i fedelissimi di Clemente Mastella & Signora che da Ceppaloni partivano in gita per Roma, Napoli, ovunque c’era da far fare bella figura al capo. Ci provavano gusto i ceppalonidi a conquistare la grande città muovendosi dal paese natio.

Ma gli aquilani, lasciateli in pace. Certi comportamenti feriscono anche chi si sente vicino al Pdl. Forse sono quelli che in silenzio ci soffrono di più. Dolore e dignità infatti non hanno colore politico: non sono né di destra né di sinistra. Poi tra un settimana finalmente si vota. Sperando che chi vince sappia governare.