Giunta fantasma, assolto Luciano D’Alfonso

31 Maggio 2025

L’ex presidente di Regione e attuale deputato rinunciò alla prescrizione. Il suo commento: «È la fine di una pagina dolorosa»

L’AQUILA. «Il fatto non costituisce reato». Con questa formula assolutoria, ieri mattina, la Corte d’Appello dell’Aquila ha chiuso definitivamente il procedimento penale a carico dell’ex presidente della Regione e attuale deputato del Partito democratico, Luciano D’Alfonso, sulla delibera con cui, nel 2016, la Giunta regionale approvò la riqualificazione del parco comunale Villa delle Rose di Lanciano. La piena assoluzione nel merito arriva al termine di un lungo iter giudiziario durato nove anni, avviato dalla Procura di Pescara nel 2016 con l’ipotesi di falso ideologico in atto pubblico.

L’accusa sosteneva che, attraverso un presunto concorso tra più soggetti (gli assessori dell’epoca Marinella Sclocco, Silvio Paolucci, Dino Pepe, Donato Di Matteo, il segretario di giunta Fabrizio Bernardini e il capo della segreteria della presidenza, Claudio Ruffini), venne attestata «contrariamente al vero» la presenza di D’Alfonso in una seduta straordinaria dell'esecutivo, svoltasi a Pescara il 3 giugno 2016. Proprio quella delibera, la numero 367, gettò le basi per il progetto di recupero dell’area, poi effettivamente realizzato. La ricostruzione della Procura si fondava su alcune intercettazioni telefoniche, da cui sarebbe emersa la non effettiva presenza fisica di D’Alfonso alla riunione, ma anche la volontà condivisa di approvare l'atto.

In primo grado, il procedimento era stato dichiarato estinto per intervenuta prescrizione, ma D’Alfonso, assistito dagli avvocati Mirco D’Alicandro e Giuliano Milia, ha scelto ugualmente di ricorrere in Appello, ritenendo che vi fossero le condizioni per una piena assoluzione. Una strategia che ieri ha trovato riscontro nella decisione dei giudici di secondo grado. La Corte ha accolto la tesi difensiva, secondo cui non era la presenza fisica simultanea di tutti gli assessori a fondare la legittimità della delibera, quanto piuttosto la «convergenza della volontà deliberativa», ovvero la condivisione sostanziale del contenuto e dell’intento amministrativo.

«Si chiude una pagina dolorosa e travagliata della mia vicenda umana e politica, legata alla cosiddetta giunta fantasma per il Parco delle Rose di Lanciano», commenta il deputato dem. «Ho voluto, con tutte le mie forze, che emergesse la piena verità, non accontentandomi di una mera estinzione del reato per decorrenza dei termini. Volevo l’assoluzione nel merito, e così è stato. Oggi, dopo vent’anni esatti dall'inizio della prima ondata di contestazioni giudiziarie che mi hanno riguardato, posso dire di aver chiuso la partita. Un periodo lungo, faticoso, che tuttavia non ha fiaccato la mia determinazione né la mia fiducia nella giustizia, seppur messa a dura prova», chiude D'Alfonso, ringraziando i suoi avvocati, i magistrati di primo e secondo grado e chiedendo infine scusa agli ex assessori «perché forse a causa mia sono stati travolti da una postura accusatoria sbagliata».

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