Sottoterra l’ultimo rifugio degli invisibili

Un cronista del 'Centro'scopre i giacigli segreti dei romeni. Ogni angolo nel buio diventa un nascondiglio  

PESCARA. La porta d'ingresso è la scala da quattro pioli, il tetto sono i binari della ferrovia. Benvenuti nella casa invisibile nel centro di Pescara. E' l'ultima tana dei romeni scoperta dal Centro alle spalle del mercato coperto dove la gente fa la spesa. Qui, il cronista è arrivato prima della polizia ed è entrato nel nascondiglio perfetto dove si vive una vita da fantasmi. Dopo gli sfratti e gli incendi, le baraccopoli sono un ricordo: si sopravvive, sfuggendo alle leggi della città, negli anfratti più bui.
 Tra l'immondizia e i vermi con il sogno di cambiare vita con un biglietto del Gratta e vinci che vale 500mila euro. Va avanti così la vita negli accampamenti romeni. Dopo gli sfratti con le ruspe e i roghi dolosi per minacciarli, per i romeni è finita l'era delle baraccopoli: troppo facile essere scoperti, troppo difficile passare inosservati. Ora ci si nasconde dove nessuno può vedere. Anche tra i palazzi.
IL COVO IN CENTRO. Il triangolo corso Manthonè, via delle Caserme e piazza Unione, luogo della movida d'Abruzzo, è distante solo centocinquanta metri da via Orazio: sotto il rilevato ferroviario c'è il covo dei romeni in centro, a cinquanta metri dal mercato coperto di via dei Bastioni dove la gente compra la frutta e la verdura. Si passa accanto a un cumulo di rifiuti nascosto dietro la cabina abbandonata dell'Enel, calpestando le siringhe usate dai tossicodipendenti e con un salto, aggrappandosi al muro, si salta dentro.
 C'è una scala, quattro pioli, che porta alla tana: i materassi sono in fila attaccati al muro, scarpe e ciabatte appena sotto, saponette e scatolette di tonno. Sono le 11,05 e nell'accampamento deserto entra il cronista prima della polizia: tra gli stracci piegati, c'è anche un paio di guanti da portiere. Accanto, una scatola di medicinali, il Levitra, che, come il Viagra, aiuta a superare le disfunzioni erettili.
SOTTO I ROVI. Sono le 11,45 quando il cronista scova l'ennesimo rifugio ed entra nell'area senza più regole caduta nelle mani dei romeni lungo la bretella di collegamento all'Asse attrezzato che s'imbocca da via Aterno. Si entra dal varco nella recinzione abbattuta, si cammina nel fango e sulle ceneri dell'accampamento già dato alle fiamme ed ecco la casa fantasma: sul tavolo c'è un Gratta e vinci, il sogno di chiudere con una vita da lavavetri al semaforo e topo d'appartamento sbancando la fortuna.
 Ma il biglietto non è fortunato, cinque euro buttati via, e la vita di stenti continua. Accanto al tavolo, ci sono le taniche piene d'acqua, le scarpe da tennis e la legna da bruciare per riscaldarsi con i pacchi di carta. Ma il cuore della tana è sotto i rovi: in questa zona di passaggio dove il traffico corre veloce è impossibile accorgersi della casa invisibile con le pareti di polistirolo. Ma sottoterra ci sono i materassi e le valigie, sempre pronte per scappare.
SUL LUNGOFIUME. Lungo il parcheggio che costeggia via delle Caserme, la strada dei pub, tra i piloni di cemento, gli altri romeni si nascondono tra le auto parcheggiate nel buio: ecco i cartoni piegati per proteggere le buste con i panni. Dormire in quest'angolo dimenticato di Pescara, significa guardare in faccia il degrado della golena, che di notte diventa anche il covo dei tossicodipenenti.
DENTRO LA FORTEZZA. A un passo dai pub, c'è anche l'antica fortezza di Ostia Aterni. Sotto il bastione, con il muro incenerito per i fuochi accesi con le cassette di legno, ci sono gli avanzi dell'ultima notte: bottiglie di birra, vodka e vino. Nascoste tra il cemento, biciclette arrugginite, giacconi e scarpe ad asciugare per un altro giorno da cittadino fantasma, senza nome e senza cognome.