Teramo-mare, 5 indagati per il crollo

Funzionari Anas, progettisti e costruttori sotto accusa. Il perito: strada costruita non a norma. Nell’aprile scorso il Tordino in piena divorò parte della carreggiata. Il perito: non era a norma

TERAMO. Cinque avvisi di garanzia per il crollo della Teramo-mare. Gli indagati sono funzionari dell’Anas, progettisti e titolari delle imprese che negli anni si sono susseguiti nella costruzione di quel tratto di superstrada.

L’ipotesi di reato contestata a tutti è quella di frana colposa. Gli avvisi di garanzia, dopo otto mesi di indagini e perizie, mettono un punto fermo nell’inchiesta aperta dalla procura teramana per capire perchè il 22 aprile scorso parte della carreggiata in direzione Giulianova franò, ingoiata dalla piena del Tordino.

LA PERIZIA
. Secondo il consulente tecnico della procura quel crollo c’è stato perchè l’opera non è stata realizzata seguendo le norme previste per la costruzione di strade vicino ai corsi d’acqua.

Ad ottobre la perizia, affidata ad un ingegnere di Forlì esperto di ponti e viadotti, è stata riconsegnata al procuratore Gabriele Ferretti, che il giorno stesso della frana aprì un fascicolo assegnando le indagini alla polizia stradale. L’inchiesta, che porta anche la firma del sostituto procuratore Roberta D’Avolio, magistrato di turno in quelle ore, ha ripercoso tutte le fasi della realizzazione dell’opera, dai progetti iniziali alle varie perizie di variante fino alle autorizzazioni che sono state rilasciate, anche se parte del materiale richiesto dai magistrati non è stato acquisito perchè andato distrutto con il terremoto del 6 aprile visto che la sede del compartimento regionale dell’ Anas si trova all’Aquila.

L’ACCUSA. La sintesi di otto mesi di indagini e perizie è che quel tratto di superstrada poteva essere realizzato in un’area che si trova vicino al corso di un fiume, ma proprio per questa particolarità i lavori dovevano essere fatti seguendo delle normative specifiche.

Secondo i magistrati solo questo avrebbe potuto garantire una tenuta diversa in caso di esondazione del corso d’acqua. Solamente in questo modo, dunque, si poteva evitare che l’esondazione del fiume (fenomeno ipotizzabile) potesse ingoiare la strada.

Ma quelle opere sulla Teramo-mare non sono state fatte e quel 22 aprile di otto mesi sulla carreggiata in direzione Giulianova si rischiò la tragedia: quella mattina una pattuglia della polizia stradale di Teramo fermò il traffico appena in tempo.

STRADA CHIUSA. I lavori per ripristinare la strada inghiottita dal fiume non sono ancora partiti e in quel tratto di superstrada, all’altezza di Sant’Atto, si procede a doppio senso di marcia sull’altra carreggiata, quella in direzione Teramo. L’Anas nei mesi scorsi ha annunciato che la ricostruione della carreggiata franata è stata inserita tra gli appalti previsti nel piano 2009 e che è stato richiesto un parere idraulico al Genio civile e un nulla osta ai beni ambientali della Regione.