Tercas, chiesto il processo per 15 a Teramo

20 Novembre 2014

A febbraio udienza preliminare per il crac, tra gli imputati l’ex dg Di Matteo e l’ex presidente Nisii

TERAMO. Nuovo, importante passaggio nella vicenda giudiziaria del crac della Banca Tercas: la procura di Roma ha formalizzato la richiesta il rinvio a giudizio per quindici dei diciannove indagati e nei giorni scorsi, con un atto del 3 novembre, il gup Giulia Proto ha firmato il decreto che fissa l’udienza preliminare per l’11 febbraio del prossimo anno. Si saprà in quella data, dunque, se e quanti degli imputati saranno rinviati a giudizio per la gestione dell’istituto di credito teramano che nel periodo dal 2006 al 2012, sotto la guida dell’ex direttore generale Antonio Di Matteo, ha causato perdite per oltre 600 milioni di euro, come accertato dal commissario straordinario della banca Ricardo Sora durante il suo mandato alla guida dell’istituto di corso San Giorgio.

Ed è proprio Di Matteo il principale imputato nel procedimento penale in corso, che deve rispondere insieme ad altri di associazione per delinquere, aggravata dalla trasnazionalità, finalizzata all’esecuzione di vari reati quali appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta e riciclaggio. Un’associane che – stando alle accuse della procura romana – era stata organizzata al fine «di consentire al direttore generale una gestione proprietaria del patrimonio della banca e un potere assoluto di decisione delle pratiche di concessione dei finanziamenti al di fuori dei protocolli di garanzia previsti».

Molto più defilata, nell’ambito dell’inchiesta penale, è invece la posizione dell’ex presidente della banca Lino Nisii: estraneo all’accusa di associazione per delinquere, gli viene contestato il solo reato di ostacolo alla vigilanza. Secondo la procura Nisii, insieme a Di Matteo, avrebbe «esposto fatti materiali non rispondeti al vero sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Banca Tercas», occultando «fatti che avrebbe dovuto comunicare alla Banca d’Italia», in particolare circa l’acquisizione della banca sammarinese Smib da parte della Tercas.

Un ruolo di primo piano lo avrebbe avuto invece Giampiero Samorì, imprenditore modenese nel settore finanziario e assicurativo, nonché candidato di un movimento di centrodestra alle scorse elezioni politiche, il quale, secondo la procura, «operava come partecipe del sodalizio criminoso e forniva un rilevante apporto alla realizzazione del suo programma».

Le altre persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio sono: Cinzia Ciampani, compagna di Di Matteo; Francescantonio Di Stefano, imprenditore televisivo, avezzanese come Di Matteo, considerato il “re” delle tv private; Raffaele Di Mario, grande immobiliarista e imprenditore edile molisano, un re del mattone con interessi in tutta Italia; il suo socioLucio Giulio Capasso; Pancrazio Natali, altro immobiliarista, così come Pierino Isoldi e Vittorio Casale; Gilberto Sacrati, imprenditore noto soprattutto come ex presidente della squadra di basket Fortitudo Bologna; Antio Sarni, patron dell’omonima catena di punti di ristoro presenti lungo molte autostrade italiane; gli imprenditori romani Cosimo De Rosa, Saverio Signori e Paola Ronzio.

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