Ma opposizione e sindacati incalzano sul «caso Sant’Omero», lobby e rientro dal debito

Villa Pini, pressing sul governo

Chiodi s’impegna a sollecitare il ripristino degli accrediti

PESCARA. La Regione solleciterà il governo nazionale a definire il «caso Villa Pini» e a ripristinare l’accreditamento delle attività assistenziali. E’ l’impegno che il presidente-commissario della Sanità, Gianni Chiodi, ha annunciato ieri, nel corso di un’altra giornata rovente attorno alla vertenza dei 1600 lavoratori della casa di cura teatina, e dopo l’aspra polemica sulle «lobby» che condizionano le politiche regionali su un fronte sensibile come quello del rientro dal debito sanitario in Abruzzo.

La decisione è maturata nel vertice che il presidente ha avuto con i coordinatori regionali e provinciali del Pdl. «In previsione della riunione del tavolo di monitoraggio con il ministero dell’Economia e della Salute fissata a Roma per mercoledì 17 marzo», afferma Chiodi, «si è convenuto di chiedere al governo di definire un percorso teso a risolvere il problema occupazionale, anche attraverso il ripristino dell’accreditamento delle attività assistenziali nel rispetto del corretto fabbisogno sanitario e delle regole».

Minoranze all’attacco.
Ma l’apertura di Chiodi non basta a stemperare lo scontro in atto. «Quale lobby spinge Chiodi a vendere l’ospedale di Sant’Omero?». A chiederlo è il capogruppo dell’Idv, Carlo Costantini, che definisce «schizofreniche o illegali» le condizioni in cui il presidente-commissario sta operando. La questione tira in causa la querelle che divide il partito di maggioranza, ma soprattutto la più dolorosa vertenza dei 1600 lavoratori di Villa Pini arrivati al 347º giorno senza stipendi. «Chiodi», incalza Costantini, «ha avviato la vendita a privati dell’ospedale di Sant’Omero, ma non ha detto a nessuno né in quale atto di programmazione l’operazione risulti inserita, né quale legge o atto amministrativo lo autorizzi a vendere un bene pubblico».

Costantini si chiede ancora se sia entrata in azione «una lobby capace di condizionare il presidente, e di costringerlo a una operazione che non ha né capo né coda. Se solo si ricordano le parole dell’assessore Venturoni», insiste, «che martedì, in consiglio regionale, ha detto che non intende revocare la sospensione degli accreditamenti della clinica Villa Pini, perché in questo momento il pubblico basta e avanza. Se, invece, non basta e non avanza», puntualizza Costantini, «allora prima di creare altre strutture private, diamo una risposta alla curatela del fallimento di Villa Pini e una speranza alla clinica».

Sulla stessa linea Antonio Saia, dei Comunisti italiani. «Chiodi è un muro di gomma rispetto alla tragedia dei 1600 di Villa Pini e dei numerosi pazienti ancora in cura nella varie strutture del gruppo. Pretende dai lavoratori che continuino, come stanno facendo, a prestare la loro opera per non lasciare i pazienti senza cura e non si preoccupa affatto di come e quando pagarli. Se in un anno non stati capaci di affrontare (o non hanno voluto) e risolvere la vicenda, se ne vadano a casa».

Per il senatore dell’Idv, Alfonso Mascitelli, «il finto buonismo di Chiodi sta mistificando la realtà. Aspettiamo le risposte che il governo nazionale intende dare alla nostra richiesta di revoca di Chiodi dall’incarico di commissario ad acta della sanità, e se sarà necessario siamo pronti a interessare anche la Corte dei Conti». Mascitelli è preoccupato anche per la situazione dei contratti. «Non è forse vero che il piano di rientro del debito, aveva previsto, a partire dal 2009, un risparmio dell’ordine del 25 per cento rispetto ai contratti precedenti della sanità privata, e che al contrario il risparmio ottenuto con i nuovi contratti è solo del 10 per cento? Non è forse vero che ben quattro strutture private accreditate hanno ottenuto una ricontrattazione in aumento?».

Il fronte sindacale.
Chi pagherà il debito sanitario abruzzese? Il fronte sindacale ribolle su quella che viene definita la questione centrale dei nuovi assetti dell’assistenza in Abruzzo. La Cisl non fa sconti al governo regionale e il coordinatore della sanità privata, Davide Farina, elenca nell’ordine chi pagherà il conto: «I 1600 lavoratori di Villa Pini, gli operatori della sanità privata che, bene che vada, non vedranno mai rinnovato il contratto di lavoro fermo al 2005; i disabili istituzionalizzati che pagano ticket di 1000 euro al mese e i cittadini in genere che vedranno drasticamente ridotti i servizi sanitari».

La Cisl funzione pubblica chiede infine che si tenga conto di tre fondamentali esigenze per garantire il diritto alla salute: rispetto del fabbisogno sanitario della popolazione abruzzese; la salvaguardia dei livelli occupazionali che le strutture sanitarie private impiegano; adeguamenti di rette e tariffe in modo che sia consentito il rinnovo contrattuale degli operatori.

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