Foglio di via per chi protesta contro i soldati israeliani in vacanza

Alcuni dei manifestanti davanti al terminal dell’aeroporto di Olbia

15 Settembre 2025

È stato recapitato a coloro che hanno manifestato perché i militari dell’Idf sono in “ferie” in un resort della Sardegna

OLBIA. Porte scorrevoli in Sardegna: per un soldato israeliano che arriva in vacanza, c’è un manifestante sardo che deve fare le valigie. Da giorni davanti all’aeroporto di Olbia vanno avanti i sit-in contro l’arrivo di soldati dell’Idf che, a partire dal 31 agosto, alloggiano al resort Mangia’s di Santa Reparata, a Capo Testa, nel territorio di Santa Teresa. Una pausa per alleviare le “fatiche” della guerra in corso che ha trovato il dissenso di parte della popolazione locale, che chiede l’interruzione dei rapporti con Israele. E che ora dovrà lasciare il comune di Olbia a causa del foglio di via ricevuto dalla questura negli scorsi giorni.

La polemica si inserisce nel quadro più ampio di una vicenda che, secondo quanto rivelato dal Fatto Quotidiano, risalirebbe addirittura a dicembre 2024. Allora la meta d’arrivo dei soldati erano le Marche, più precisamente un grand hotel nella riviera del Conero. Con l’arrivo dell’estate, però, gli alti ranghi dell’esercito di Gerusalemme hanno trovato nella bellissima Sardegna il luogo più adatto per “decomprimere” lo stress da combattimento. Almeno per un po’: il congedo, a quanto risulta, sarebbe solo provvisorio. Un modo per ricaricare le pile in vista del proseguimento della sanguinosa guerra nella Striscia di Gaza che ormai, secondo più fonti, conta 200mila vittime palestinesi tra morti e feriti.

Alle proteste per la presenza di questi speciali turisti in Sardegna si sono aggiunte quelle per il trattamento che è stato riservato loro dalle forze dell’ordine italiane. Dopo i primi sit-in in cui gli incontri tra manifestanti e soldati erano stati vis-à-vis, infatti, negli ultimi giorni le precauzioni di sicurezza sono apparse rafforzate in modo evidente. Basti pensare che lo scorso venerdì, quando è arrivato l’ultimo contingente di militari, davanti al terminal c’erano agenti della polizia in tenuta antisommossa, affiancati da carabinieri e uomini della guardia di finanza. Secondo i manifestanti, le forze dell’ordine erano persino più numerose degli attivisti. A presidiare l’area c’era anche un elicottero, segnale della particolare attenzione dedicata dalle autorità a una protesta considerata a rischio di tensione.

«Denunciamo con decisione e impegno civile la presenza, da oltre due settimane, al resort Mangia’s di Santa Reparata, di decine di persone che non possono essere presentate come “semplici turisti”», ha commentato il movimento “Lungoni per la Palestina”, «è inaccettabile: lo Stato italiano, tramite la Digos e le forze dell’ordine, garantisce protezione speciale e scorta con soldi pubblici a rappresentanti diretti di un’industria che trae profitto dall’apartheid, dal colonialismo e dal genocidio in atto a Gaza». Il rovescio della medaglia dell’accoglienza dei militari israeliani è, secondo i manifestanti, il foglio di via che è stato notificato a molti di loro dopo le proteste pacifiche degli ultimi giorni. «Un tentativo di limitare il diritto di manifestare e di scoraggiare ulteriori mobilitazioni», hanno commentato. E intanto il viavai da Tel Aviv prosegue. Nella bella Gallura i soldati israeliani si godono un po’ di riposo. Magari sognando, per il futuro, quella famosa “Gaza Rivière” promessa mesi fa da Donald Trump.

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