Dossier e spioni, Legnini indagato: «Sono estraneo, fornirò chiarimenti»

L’ex vice presidente del Csm è accusato di aver svelato informazioni della Finanza a un amico imprenditore. Sarà interrogato la prossima settimana: «Confido in una rapida definizione del procedimento»
ROMA. Prende le mosse dalle dichiarazioni di Carmine Gallo, il poliziotto poi morto al centro dell’inchiesta Equalize, un’inchiesta della procura di Roma che ha tra gli indagati l’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. L’ipotesi di reato nei confronti dell’avvocato abruzzese, già commissario alla ricostruzione post-terremoto, è di accesso abusivo e rivelazione del segreto d’ufficio in un rivolo dell’inchiesta su Equalize e sulla Squadra Fiore, il sistema di spionaggio e dossieraggi su commissione. Legnini, che respinge ogni accusa, sarà interrogato la prossima settimana.
«Legnini l’ha portato da Zafarana, il generale ha chiamato il suo collaboratore e gli ha fatto fare una serie di accertamenti, dopodiché è tornato e ha detto: stai tranquillo». Queste le dichiarazioni di Gallo che coinvolgono l’ex sindaco di Roccamontepiano con trascorsi da parlamentare Pd, sottosegretario, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura e commissario alla ricostruzione anche a Ischia.
Secondo i pm capitolini, Legnini avrebbe aiutato un amico di lunga data, l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia, facendogli ottenere informazioni riservate. Lo avrebbe anche presentato a Giuseppe Zafarana, allora comandante generale della Guardia di finanza, oggi presidente del consiglio di amministrazione di Eni.
Sbraccia – ora ai domiciliari per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso – da tempo temeva di essere indagato. Il sospetto dei pm è che Legnini gli avrebbe fatto ottenere documenti coperti da segreto. Si tratterebbe di segnalazioni di operazioni sospette, le Sos che l’Uif della Banca d’Italia trasmette alla Guardia di finanza, secondo quanto ricostruito da Repubblica. Anche l’imprenditore, il re del 110 per cento, risulta infatti indagato.
Tra le altre cose, Gallo riferiva di aver saputo dall’immobiliarista Sbraccia che Legnini «aveva una casa corazzata a prova di intercettazioni, ci andavano tutti», magistrati, politici e uomini d’affari. E parla di un incontro tra l’imprenditore e Giuseppe Zafarana, alla presenza dell’ex vicepresidente del Csm. «Legnini l’ha portato da Zafarana, il generale ha chiamato il suo collaboratore e gli ha fatto fare una serie di accertamenti, dopodiché è tornato e ha detto: stai tranquillo».
Frasi che Legnini, già in passato, aveva liquidato come prive di fondamento, ma che ora i pm di Roma vogliono verificare. Per questo l’ex vicepresidente del Csm è stato iscritto nel registro degli indagati e sarà interrogato. «Sono totalmente estraneo alla contestazione che mi è stata formulata. Fornirò al pm, con assoluta serenità, tutti i chiarimenti che mi saranno richiesti e confido in una rapida definizione del procedimento», spiega l’avvocato abruzzese al quotidiano La Repubblica. Anche Zafarana, quando i verbali erano stati pubblicati dalla stampa, aveva fatto sapere alla procura di Milano che le dichiarazioni di Gallo erano «prive di ogni fondamento».
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