Emilio Fede, il giornalista “targato” devoto a Berlusconi: l’editoriale del direttore

3 Settembre 2025

È stato il primo one-man-show dell’informazione televisiva, e questo è il suo indubbio merito, la sua intuizione della modernità che lo rese prim’attore. Ma è stato (suo malgrado) un simbolo, l’icona di un mondo

ROMA. Ricorde-Rai. Dopo Pippo Baudo, ci lascia anche Emilio Fede: ed in questa estate postmoderna è come se in quindici giorni si fosse chiuso il giro di compasso del Novecento catodico italiano. Ma Emilio Fede ha una storia molto diversa da quella di Pippo Baudo, e merita una riflessione che rifugge i toni elegiaci del genere letterario del “coccodrillo” giornalistico.

È stato il primo one-man-show dell’informazione televisiva, e questo è il suo indubbio merito, la sua intuizione della modernità che lo rese prim’attore. Ma è stato (suo malgrado) un simbolo, l’icona di un mondo. Non lo ricorderemo – dunque – negli anni Settanta come volto del Tg2, uscito dal mazzo del giornalismo lottizzato della vecchia Rai del conio prima repubblica, in cui il giovane Emilio aveva mosso i primi passi (in una lillipuziana quota Psdi). E non lo ricorderemo nemmeno come mezzobusto, nel tempo del bianco e nero, perché non aveva l’autorevolezza liturgica dei grandi vecchi di viale Mazzini, gli Ugo Zatterin e i Sergio Zavoli, ma nemmeno la coriaceità carismatica dei Mario Pastore e dei Piero Angela.

Fede è stato un protagonista del giornalismo politicamente “targato” a partire dal 1994, nel suo telegiornale personale, il Tg4. Fu a suo modo precursore – questo oggi è interessante – di un modo di intendere il mestiere che allora era inaudito, e che oggi è diventato la regola. Un giornalismo schierato a prescindere, sempre appartenente, in modo fideistico e celebrativo, alla propria parte. Emilio – dunque – divenne personaggio, più per le scenette devozionali nei confronti del suo demiurgo, Silvio Berlusconi, che per i suoi scoop professionali.

Il suo Tg4 era una specie di ottovolante, un varietà informativo, in cui gli avversari scomparivano o diventavano grotteschi: resta leggendaria, quando entrò in vigore la par condicio, la collocazione vampiresca di alcuni comizi (volutamente al buio) di Romano Prodi, che veniva trasmesso nel cuore della notte per bilanciare le ore di esternazioni di Silvio Berlusconi, trasmesse invece (senza cronometro) in prima serata. Nell’ultima parte della sua vita divenne mascherone pop, ospite fisso della Zanzara, narratore dei suoi demoni (prima di tutto il gioco d’azzardo), protagonista di una sorta di auto-reality. Dovrà essere studiato, ma con l’accortezza che non sia mai preso ad esempio.

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