Emilio Fede, il ricordo di Freccero: “Costruì un tg reality e osannò il suo eroe”

La prima guerra del Golfo è passata alla storia come la guerra che non ha mai avuto luogo per mancanza di immagini. Fede fece la magia di materializzarla in immagini come pura fiction, senza immagini reali
ROMA. Lavorare insieme ad un progetto crea un legame forte come accade ai compagni di scuola e ai compagni d’armi. Ho quindi conservato un buon ricordo di Emilio Fede perché insieme abbiamo lavorato all’affermazione della tv commerciale. Fede fu scelto da Berlusconi ed era quanto più distante da me sotto il profilo delle convinzioni ideologiche. Conferivo all’informazione un significato centrale e pensavo e scrivevo allora che lo specifico televisivo doveva essere la diretta. Proprio perché privata per legge dalla possibilità di trasmettere in diretta, la televisione commerciale era una tv incompleta, non pienamente realizzata. Fede fece un miracolo dimostrando grande fantasia e professionalità perché fu in grado di costruire dal nulla un telegiornale senza diretta.
La prima guerra del Golfo è passata alla storia come la guerra che non ha mai avuto luogo per mancanza di immagini. Fede fece la magia di materializzarla in immagini come pura fiction, senza immagini reali. E paradossalmente quello che vedevo in lui come difetti e limitazioni, lo ispirarono a costruire un tg che oggi anche la televisione pubblica condivide: l’informazione infotainment, che rispecchia a pieno la naturale vocazione al reality della tv commerciale. Con il tempo ci siamo persi di vista, ma ci siamo sentiti, nel corso della vita quando, qualcosa di grave ci colpiva. Su Emilio Fede è stata fatta molta ironia per la sua dedizione totale, assoluta ed acritica a qualsiasi decisione berlusconiana.
Ma sono convinto che Fede non fu così per opportunismo. Ammirava così tanto Berlusconi che tutta la sua presenza in tv è un continuo elogio del suo eroe. Come Omero fu il cantore dell’ira di Achille, Emilio decise di essere il cantore delle gesta berlusconiane. Aveva nei confronti di Berlusconi una sincera venerazione che lo rendeva incapace di qualsiasi valutazione critica sull’opportunità di certi comportamenti, alla fine lo scandalo colpì soprattutto lui. Dopo i fasti della tv commerciale i suoi ultimi anni sono stati veramente tristi. Era l’immagine del rimpianto e della solitudine.
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