Guida alle pensioni in 8 risposte: quali requisiti per lasciare il lavoro

Per l’uscita ci vorranno 67 anni e 3 mesi dal 1° gennaio 2028, ma c’è un lungo elenco di eccezioni. Nessuna proroga per “Quota 103” (62 anni di età con 41 di contributi) né per “Opzione donna”
PESCARA. Otto domande e altrettante risposte su cosa prevede la manovra del governo in materia di pensioni. La legge di Bilancio dovrà però essere sottoposta all’approvazione di Camera e Senato. Vediamo cosa può accadere.
1
Ci sarà l’aumento dell’età pensionabile?
Sì, dal primo gennaio 2027, come già previsto dalla legge, ma non sarà più di tre mesi per allinearlo all’aumento della speranza di vita, bensì di un solo mese. Il governo ha deciso di graduare l’adeguamento. Gli altri due mesi aumenteranno così dal primo gennaio 2028.
2
Quali sono i nuovi requisiti per andare in pensione?
Per la pensione di vecchiaia si passa dagli attuali 67 anni (con 20 di contributi) a 67 anni e un mese dal 1° gennaio 2027 e a 67 anni e 3 mesi dal 1° gennaio 2028. Per la pensione anticipata si passa dagli attuali 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età (41 anni e 10 mesi per le donne) a 42 anni e 11 mesi (un anno in meno per le donne) dal primo gennaio 2027 e a 43 anni e un mese (un anno in meno per le donne) dal primo gennaio 2028.
3
L’aumento dei requisiti vale per tutti i lavoratori?
No, sono esclusi quelli che svolgono attività individuate come usuranti e gravose dalle norme vigenti: si tratta di circa il 2% delle pensioni liquidate ogni anno dall’Inps. La lista di queste attività è molto lunga. Si va dai lavori in galleria, cava e miniera a quelli esposti a temperature anomale (dagli altoforni alle celle frigorifere). Dai lavori notturni continuativi alle catene di montaggio, dai gruisti al personale dei pronto soccorso, dagli edili alle maestre d’asilo.
4
Nel 2026 si potrà uscire prima dal lavoro con Quota 103 e Opzione donna?
No, stando ai 137 articoli della bozza del disegno di legge di Bilancio. Il governo infatti non ha prorogato “Quota 103” (in pensione a 62 anni con 41 di contributi) né “Opzione donna” (lavoratrici in pensione a 61 anni con 35 di contributi), che scadono entrambe il 31 dicembre 2025 e consentono a determinate condizioni (la platea potenziale è stata ristretta con le manovre degli ultimi due anni) di andare in pensione prima.
5
È prorogata l’Ape sociale?
Sì. Anche nel 2026 i lavoratori di determinate categorie in difficoltà (disoccupati, invalidi, caregiver, attività gravose) potranno ottenere l’assegno ponte (fino a 1.500 euro al mese) verso la pensione a partire da 63 anni e 5 mesi se hanno 30, 32 o 36 anni di contributi, secondo i casi disciplinati dalle norme.
6
E il cosiddetto bonus Giorgetti per chi rinvia la pensione?
Anche questo è stato prorogato. I lavoratori che matureranno entro il 31 dicembre 2026 i requisiti per la pensione anticipata ma decideranno di restare al lavoro potranno chiedere il «bonus Giorgetti», che consiste nel versamento sullo stipendio netto del contributo previdenziale a loro carico, pari al 9,19% della retribuzione lorda, esentasse.
7
La manovra dispone nuovi aumenti dell’importo delle pensioni?
Solamente per gli over 70 titolari di maggiorazioni sociali, perché a reddito molto basso (si tratta di circa 1,2 milioni di pensionati su 16 milioni). Riceveranno venti euro in più al mese, dodici al netto dell’aumento di otto euro per il solo 2025 stabilito con la manovra dell’anno scorso. Su questi venti euro, non pagano Irpef i pensionati con redditi fino a 8.500 euro (no tax area). Oltre, scatta l’aliquota Irpef del 23%. La manovra adegua anche i tetti per ottenere le maggiorazioni sociali. Nel 2025 essi sono pari a 9.721,92 euro annui per i single e 16.724,89 per i coniugati. Nel 2026 salgono di 260 euro, allargando così leggermente la platea degli aventi diritto.
8
Aumenteranno anche le pensioni minime?
Sì, aumenteranno le pensioni minime ma non per effetto della legge di Bilancio bensì dell’adeguamento degli assegni al costo della vita e dell’aumento straordinario di 1,3% disposto dalla manovra dello scorso anno. Le minime saliranno così da 616,67 a circa 621 euro al mese.
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