Irpef, industrie e famiglie: ecco tutte le novità del governo

20 Ottobre 2025

Lieve riduzione dell’aliquota per il ceto medio, potenziato il bonus mamme. Si torna al super ammortamento per gli investimenti aziendali nelle Zes 

PESCARA. Famiglia, salari e sanità. Sono i tre pilastri su cui poggia la manovra 2026, che ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. Previsti interventi a favore dell’economia per 18,7 miliardi di euro, coperti da un minimo aumento del deficit e da 17,3 miliardi di minori spese e maggiori entrate. Tra queste, spiccano 4,3 miliardi di «misure a carico del settore finanziario e assicurativo», che salgono a 11 miliardi in tre anni, anche con una nuova addizionale Irap destinata a finanziare la sanità, oltre ai 2,2 miliardi di tagli ai ministeri e ai quasi 5 miliardi ottenuti con la rimodulazione del Pnrr. Questa l’impalcatura generale. Sul piano pratico, si avranno una riduzione dell’Irpef dal 35% al 33%, come già annunciato, per i redditi tra 28mila e 50 mila euro e una tassazione del 5% degli aumenti contrattuali per redditi fino a 28mila euro. Tra le pieghe della manovra anche la quinta sanatoria delle cartelle arretrate, con pagamenti fino a nove anni. E, ancora, l’abitazione principale esce dal calcolo dell’Isee, vengono prorogati gli sconti sui lavori per la casa e si torna al super ammortamento per gli investimenti delle aziende con bonus a favore delle Zes, le Zone economiche speciali, in cui rientrano anche alcune aree dell’Abruzzo.

TAGLIO IRPEF – A guadagnarci sarà il ceto medio con uno sconto fino a 36 euro al mese. La manovra, infatti, riduce la seconda aliquota Irpef che, dall’attuale 35% passa al 33%, limitando i benefici per i redditi più alti. Per il taglio vengono stanziati 2,7 miliardi all’anno – circa 8 miliardi di euro in tre anni – e riguarderà i redditi tra i 28mila e i 50mila euro lordi l’anno. In soldoni, si tradurrà in uno sconto massimo sulle tasse di 440 euro all’anno, pari a circa 36 euro mensili. Per un reddito di 30mila euro lordi, il risparmio sarebbe di circa 40 euro l’anno, pari a poco più di 3 euro al mese. La cosiddetta “sterilizzazione” del taglio dell’Irpef avverrà sopra i 200mila euro di reddito lordo annuo: ciò significa che i contribuenti nella fascia tra 50mila e 200mila euro beneficeranno ugualmente della riduzione dell’aliquota dal 35 al 33%. Viene, inoltre, prevista un’aliquota Irpef scontata del 5% sugli aumenti di stipendio derivanti dai rinnovi dei contratti collettivi nazionali, ma il beneficio vale solo per i redditi fino a 28 mila euro. Arriva anche il taglio dal 5% all'1% alla tassazione dei premi di produttività.

SULL’ISEE NIENTE PRIMA CASA – Cambia il calcolo dell’Isee, spesso utilizzato come parametro per la selezione della platea di beneficiari dei bonus sociali. Dal prossimo anno escluderà la prima casa fino a un valore catastale di 100mila euro, che in termini di mercato corrisponde a circa 300-400mila euro. Lo scopo dell’iniziativa è evitare che la casa di residenza di molte famiglie concorra a determinare la loro ricchezza, rendendo l’indicatore più aderente alla situazione economica e favorendo un numero maggiore di nuclei nell’assegnazione degli incentivi. Il pacchetto delle misure per la famiglia, che comprende anche la rimodulazione dell’Isee, prevede lo stanziamento, nel triennio, di circa 3,5 miliardi con il possibile aumento temporale dei tre mesi di congedo parentale facoltativo all’80%, ma anche una dote previdenziale con un sostegno statale per i nuovi nati, il bonus mamme lavoratrici e il sostegno ai genitori separati.

BONUS CASA – Viene prorogato, anche per il prossimo anno, il bonus del 50% sulle ristrutturazioni per le prime case e del 36% dalle seconde case in poi (in entrambi i casi per un massimo di 96 mila euro per unità immobiliare). La riduzione degli sconti con il passaggio dal 50% al 36% per le prime abitazioni e dal 36% al 30% per le seconde dovrebbe, quindi, slittare al 2027. Tra i lavori agevolabili ci sono interventi di manutenzione straordinaria come: installazione di ascensori e scale di sicurezza, realizzazione e miglioramento dei servizi igienici, sostituzione di infissi esterni e serramenti o persiane con serrande e con modifica di materiale o tipologia di infisso, rifacimento di scale e rampe, interventi finalizzati al risparmio energetico, recinzione dell’area privata o costruzione di scale interne, a cui si aggiungono lavori di restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia.

MAMME LAVORATRICI – Il bonus mamme sarà potenziato per «confermare il supporto alla partecipazione e all’occupazione femminile, nonché alla crescita della natalità». È stata disposta un’integrazione di reddito mensile di 40 euro destinata alle lavoratrici madri nel 2025: tale misura sarà confermata e potenziata, come prevede il Documento programmatico di finanza pubblica. Il bonus mamme verrà aumentato da 40 euro a 60 euro al mese. Il bonus, rivolto a donne con reddito da lavoro complessivo fino a 40 mila euro annui, è destinato a lavoratrici con due figli, titolari di contratto a tempo determinato o indeterminato, autonome o libere professioniste fino al compimento del decimo anno del figlio più piccolo e a lavoratrici con tre o più figli, titolari di contratto a tempo determinato, autonome o libere professioniste fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo. Ci sarà anche un contributo fiscale per i genitori separati che hanno difficoltà con la casa.

TASSE AI PAPERONI – Aumenta ancora l’imposta forfettaria sui redditi esteri, ribattezzata “Norma CR7” perché tra i primi beneficiari figurava il milionario fuoriclasse Cristiano Ronaldo all’indomani del trasferimento alla Juventus. Il meccanismo per il regime agevolato, che accorda ai neo residenti un’imposta forfettaria sui redditi generati all’estero, prevede – a partire dal prossimo anno – un versamento di 300mila euro, indipendentemente dall’ammontare del guadagno. Con la manovra il governo torna a ritoccare, ancora una volta, l’imposta: per il 2025 era stato previsto un aumento a 200mila euro, ma la norma originariamente era nata con il governo Renzi e prevedeva una quota di 100mila euro. L’aumento riguarda anche il regime di flat tax per i congiunti dei super ricchi che decidono di trasferirsi in Italia: dal 2026 pagheranno un’imposta di 50mila euro, anziché 25mila come era finora.

ASSUNZIONI NELLA SANITA’ – È uno dei capitoli fondamentali, che convoglia soldi sulla sanità per nuove assunzioni. Le risorse stanziate vanno proprio nell’indirizzo di un potenziamento dei numero di medici e infermieri. Nel 2026 ci saranno 2,4 miliardi in più che porteranno il Fondo sanitario nazionale, con le risorse già stanziate dalla manovra dell’anno scorso, a sfiorare i 143 miliardi di euro. Il governo intende rafforzare in generale il comparto sanitario, con l'assunzione di circa 6.300 infermieri e ulteriori mille medici. Un altro provvedimento riguarda l'incremento delle buste paga degli infermieri, con un aumento stimato, nel 2026, di 1.630 euro, che salgono a 3mila euro per i medici. Buste paga più pesanti anche per il personale sanitario del comparto.

MISURE PER LE IMPRESE – A sostegno delle imprese tornano il super ammortamento per l’innovazione, il credito d’imposta nel triennio per le imprese delle Zes e il rifinanziamento della legge Nuova Sabatini. Inoltre, ci sarà un altro anno per le aziende senza la plastic e la sugar tax: le due imposte sono state congelate anche per tutto il 2026. Il governo ha previsto, tra le misure per garantire le coperture della manovra, anche l’allineamento tra accise del gasolio e della benzina e un nuovo aumento delle sigarette.

BANCHE E ASSICURAZIONI – Non ci sarà la tassazione sugli extraprofitti, che aveva provocato la levata di scudi del mondo bancario contro il provvedimento. Nella manovra 2026 non verrà applicata una sola misura per banche e assicurazioni, ma un mix di interventi per raggiungere il gettito previsto di 4,3 miliardi di euro per due anni, più 2,5 miliardi per il terzo. In tutto circa 11 miliardi in un triennio. Ricalcando la soluzione trovata nel 2023, sarà applicata un’imposta del 27,5%, anziché del 40%, sugli utili maturati dagli istituti di credito posti a riserva: in pratica le banche, su base volontaria, per il prossimo triennio dovranno versare allo Stato un’imposta del 27,5% se vorranno distribuire utili ai propri soci.

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