L’intervista a Maurizio Acerbo: «Meloni è complice del genocidio, ecco perché l’ho denunciata»

10 Ottobre 2025

Il segretario Prc primo firmatario dell’esposto alla Corte penale internazionale: «L’offensiva di Israele non era possibile senza l’appoggio anche dell’Italia»

PESCARA. La denuncia per complicità in genocidio nella Striscia di Gaza sarà trasmessa nelle prossime ore al procuratore della Corte penale internazionale, ma la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ne ha avuto notizia in anticipo. E ne ha parlato liberamente nella trasmissione “Cinque minuti” di Bruno Vespa, su Raiuno. Il testo, firmato da 52 tra politici, giornalisti, avvocati, giuristi ed esponenti dei movimenti pro Palestina, è presente da giorni sul sito “Giuristi e avvocati per la Palestina”. Finora ha raccolto 39.323 adesioni di sostegno.

Cittadini italiani che, come i firmatari dell’esposto-denuncia, chiedono che la premier Meloni, il vice presidente del consiglio, Antonio Tajani, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, vengano processati per «complicità in genocidio». Tutto parte dall’Abruzzo, la terra dove la premier è stata eletta in Parlamento. Il primo firmatario della denuncia, infatti, ha un nome e un cognome: Maurizio Acerbo, pescarese, segretario nazionale del partito della Rifondazione comunista. «L’Italia non ha rispettato la convenzione sul genocidio», afferma Acerbo, «a un simile atto non si può rispondere solo con la critica politica o le manifestazioni di piazza. Merita l’attenzione della Corte penale internazionale».

Onorevole Acerbo, era proprio necessario denunciare il presidente del Consiglio dei ministri?

«Certamente. E con lei il vice presidente Tajani, il ministro Crosetto e l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani. Li abbiamo denunciati per complicità nel genocidio in atto nella striscia di Gaza, in quanto ci sono tutte le circostanze: dato che risulta aperto il contenzioso presentato dallo Stato del Sud Africa, a cui si sono aggiunti molti altri Stati, davanti alla Corte internazionale di giustizia per genocidio, riteniamo che vada avviata, in base allo stesso statuto della Corte penale internazionale – a cui aderisce anche l’Italia – una procedura per i crimini commessi dagli esponenti del governo italiano».

Quando è stata presentata la denuncia?

«In realtà sarà inoltrata nelle prossime ore alla Corte penale internazionale, ma Meloni ci ha addirittura anticipato e ha preferito comunicarlo in tv. Il 1° ottobre il testo della denuncia è stato inserito sul sito Giuristi e avvocati per la Palestina: era facile individuarlo. Al documento abbiamo allegato un modulo per sostenere l’esposto che ha già accolto 39.323 adesioni. Gli avvocati e i giuristi stanno rivedendo gli allegati ovvero tutta la documentazione che attesta i fatti che vengono contestati».

Di quali fatti parliamo?

«La denuncia riguarda, in particolare, le complicità del Governo italiano, che hanno reso presumibilmente possibile la commissione dei crimini di guerra e contro l’umanità».

In concreto, cosa avrebbero fatto Meloni, Tajani, Crosetto?

«Le fattispecie di reato sono diverse: si va dalla fornitura di armamenti, munizioni e servizi bellici, che dettagliamo nel testo, al ruolo dell'Italia nell'interruzione del soccorso umanitario alla popolazione palestinese, fino alle prese di posizione del governo italiano sui mandati di cattura della Corte penale internazionale».

È per questo che si parla di complicità?

«Senza l’appoggio dei vari Stati occidentali, tra i quali per l’appunto l’Italia, non sarebbe stata possibile l’offensiva militare che ha per obiettivo anche e soprattutto la popolazione civile, che Israele ha intrapreso a partire dal 7 ottobre 2023, provocando almeno 60mila vittime, di cui dalla metà a un terzo bambini. Per non parlare di quelli che stanno morendo di fame e che hanno riportato danni irreparabili».

Lo scopo dell’esposto-denuncia qual è?

«Si fonda sul riferimento ai comportamenti incriminati, alla violazione della Convenzioni delle Nazioni Unite sul genocidio che punisce, appunto, la complicità nel genocidio. Quando Meloni sostiene che l’abbiamo accusata di aver fatto un genocidio dice una sciocchezza: è ovvio che il genocidio lo sta commettendo l’esercito israeliano, ma la complicità nel genocidio è sanzionata dalla Convenzione delle Nazioni Unite. Gli Stati hanno il dovere di intervenire per impedirlo e, comunque, non devono porre in essere comportamenti che lo favoriscono».

L’Italia, secondo voi, si è resa complice?

«La complicità si manifesta mediante azioni e omissioni. Con il sostegno al governo israeliano, in particolare mediante la fornitura di armamenti micidiali, il governo italiano si è reso colpevole di complicità nel genocidio e nei gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità commessi ai danni della popolazione palestinese, sia a Gaza che in Cisgiordania».

C’è altro?

«Ha fornito armamenti, munizioni e servizi bellici. Su questo ci sarebbe moltissimo da dire, ma è tutto dettagliato nella denuncia».

Cosa avrebbe potuto o dovuto fare, secondo lei, il presidente Meloni?

«Innanzitutto, avrebbe dovuto condannare il genocidio, cosa che non ha mai fatto. Avrebbe dovuto rompere tutte le azioni militari con Israele e dichiarare che l’Italia avrebbe ottemperato al mandato di cattura internazionale che c’è nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Ma si è ben guardata dal farlo. Per raggiungere gli Stati Uniti e andare da Trump, Netanyahu è passato sull’Italia con l’aereo, mica sulla Francia o su altre nazioni».

E Leonardo che cosa c’entra?

«Nelle interviste dichiarano il contrario ma, a nostro avviso, Leonardo è responsabile della cooperazione militare con Israele».

Questa è un’accusa pesante...

«Beh certo, non ci saremmo rivolti alla massima autorità internazionale se non ritenessimo che siano stati commessi fatti molto gravi. Leonardo continua a cooperare con Israele: da questo punto di vista è già grave che l’Italia non sia stata uno dei Paesi che, in qualche modo, hanno assunto posizioni forti contro il genocidio. Non è neanche tra i Paesi europei che, seppure tardivamente, come ha fatto la Francia, hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Il nostro Governo è quello che, insieme alla Germania, si è schierato di più a sostegno di Netanyahu».

Tutto documentato nella denuncia?

«Tutto. Il Governo italiano si è, addirittura, schierato contro le sanzioni minimali assunte dall’Ue, una sorta di pro forma per esprimere una critica ad Israele. Il governo Meloni e la destra attaccano chi manifesta per la Palestina perché sono alleati di Netanyahu, che rappresenta la destra israeliana. Nel momento di massimo isolamento internazionale di Israele, il ministro Salvini ha ricevuto un premio dagli israeliani. Ditemi voi... L’Italia la batte solo Trump quanto a vicinanza con Netanyahu».

Ma, se vogliamo, non è il solo Stato che mantiene buoni rapporti con l’Israele.

«Sì, ma noi siamo cittadini italiani. È ovvio che l’Italia non è l’unica nazionale ad essere complice in questo genocidio, ma quello della Meloni è il nostro Governo di riferimento. La denuncia rappresenta uno strumento giuridico con cui dei cittadini e delle cittadine della Repubblica italiana ricorrono alla giustizia per chiedere che sia rispettato il diritto internazionale».

La firma dell’accordo di pace tra Netanyahu e Hamas non cambia nulla?

«Speriamo vada in porto perché non si sa mai. È una tregua positiva che consideriamo un successo di tutto il movimento internazionale che si è sviluppato per salvare Gaza, non certo una vittoria di Trump o del governo italiano. Si è creato un meraviglioso movimento di solidarietà che ha favorito la circolazioni di informazioni e immagini e la consapevolezza, nell’opinione pubblica, di quanto stava accadendo. Persino Trump si è sentito in dovere di ordinare di fermare la carneficina».

Ma?

«Ma la tregua non cancella il genocidio, che potrebbe anche riprendere, né la necessità di perseguire i responsabili e i complici dello stesso. La cosa gravissima è che i terribili crimini di Gaza si siano consumati davanti agli occhi di tutto il mondo».

Pensate che la denuncia verrà accolta?

«Non lo sappiamo, di certo non è solo un’azione provocatoria. Le battaglie giuridiche servono per affermare dei principi. Abbiamo segnalato tutta una serie di questioni. Adesso vediamo se la Corte penale internazionale riterrà di aprire la procedura. Quando il Sud Africa – il Paese di Nelson Mandela, che ha sempre denunciato il regime di apartheid della Palestina – si è rivolto alla Corte internazionale di giustizia, non era scontato che si vedesse riconosciuta la plausibilità dell’imputazione di genocidio. Eppure per la gravità di quanto accaduto, il genocidio è stato sentenziato dalla Corte. Non è escluso che la Corte internazionale possa pronunciarsi nello stesso modo. Noi, intanto, poniamo la questione».

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