«Meloni cortigiana di Trump», scontro totale Meloni-Landini

17 Ottobre 2025

La bufera nata a DiMartedì e diventata un caso nazionale, con reazioni incrociate da destra e sinistra. Dalla maggioranza Tajani e Crosetto accusano di sessismo e richiamano al rispetto istituzionale

PESCARA. Nuovo capitolo dello scontro tra la presidente Giorgia Meloni e il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Stavolta nessuno sciopero o protesta di piazza, la discordia nasce dall’intervista rilasciata da Landini nella trasmissione DiMartedì, dove, commentando il vertice di pace a Sharm el-Sheikh, il segretario si lascia andare a un commento infelice: «Meloni si è limitata a fare la cortigiana di Trump e non ha mosso un dito», ha detto il leader sindacale.

Prontamente il conduttore Giovanni Floris, in diretta, chiarisce: «“Cortigiana” verrà ripreso perché è un termine in qualche modo sessista. Intende dire che Meloni sta sulla scia di Trump senza incidere?». «Certo, stare alla corte di Trump, essere il portaborse di Trump», risponde il segretario della Cgil.

Un’uscita che non ha lasciato indifferente la presidente del Consiglio, che tramite i suoi canali social, nella giornata di ieri, pubblica un post a dir poco piccato:

«Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, evidentemente obnubilato da un rancore montante (che comprendo), mi definisce in televisione una “cortigiana”», scrive Meloni in un post virale sia su X (ex Twitter) che su Instagram.

E continua: «Penso che tutti conoscano il significato più comune attribuito a questa parola, ma, a beneficio di chi non lo sapesse, ne pubblico la prima definizione che si trova facendo una rapida ricerca su Internet», scrive la premier postando l'immagine di un dizionario: «Donna dai facili costumi, etera; eufem. prostituta». «Ed ecco a voi un'altra splendida diapositiva della sinistra: quella che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne, ma che poi, per criticare una donna, in mancanza di argomenti, le dà della prostituta», attacca Meloni.

Il segretario della Cgil, dal canto suo, risponde ma senza scusarsi: «Nessun insulto sessista e nessun rancore. Martedì sera, ospite di Giovanni Floris a DiMartedì, in un'intervista di dieci minuti, che chiunque può facilmente rivedere, rispondendo a una domanda sull'accordo di tregua in Medio Oriente, ho immediatamente chiarito, per evitare qualsiasi fraintendimento o strumentalizzazione del termine utilizzato, cosa intendevo dire: che Meloni è stata sulla scia di Trump, è stata alla corte di Trump, ha fatto il portaborse di Trump. Ho espresso, evidentemente, un giudizio politico sul mancato ruolo del nostro governo e della sua presidente del Consiglio».

La polemica, intanto, dilaga a suon di comunicati stampa e post sui social. Dal centrodestra arriva la richiesta alla leader del Pd, Elly Schlein, di prendere le distanze: «Sarebbe bello che i professionisti del politically correct, sempre pronti a bacchettare chiunque, condannassero oggi le parole di Landini sulla Meloni. Dalla segretaria del Pd ci aspettiamo ora una presa di posizione netta e inequivocabile. Oltre alle doverose scuse di Landini, naturalmente», scrive il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi.

Quello del segretario della Cgil «è un linguaggio volgare e sessista che dimostra l'incapacità di certi uomini ad avviare un cambiamento culturale affinché la donna sia più considerata come un essere inferiore», dice il vicepremier Antonio Tajani, mentre per Guido Crosetto, Landini «confonde la libertà di espressione con la libertà di insulto» .

Un consiglio al sindacalista arriva invece dall’opposizione, su X. Il deputato Pd Filippo Sensi scrive: «Penso, e lo dico al segretario della Cgil, che a chiedere scusa si mostri forza e non debolezza, civiltà e non acredine. Gli insulti non vanno mai bene, da qualsiasi parte arrivino. Il clima è troppo saturo: un passo indietro, quando si esagera, sarebbe la cosa giusta da fare».