Attualità

Stefano Addeo ha tentato il suicidio, il professore che ha augurato la morte alla figlia di Meloni

2 Giugno 2025

Il docente è fuori pericolo. 'Mi hanno linciato, non ho retto'. Dalla premier c'era l'ok a un incontro

Non ha retto al peso delle polemiche e al senso di colpa provocato da quel post agghiacciante per il quale si era già scusato Stefano Addeo, il docente di tedesco di Marigliano autore di quelle parole pubblicate su Facebook nei giorni scorsi in cui augurava alla figlia della premier Giorgia Meloni di morire come Martina Carbonaro, la 14enne di Afragola uccisa dall'ex fidanzato 19enne.

E così l'uomo, 65 anni, nel pomeriggio ha ingerito un mix di psicofarmaci con l'intento di togliersi la vita. A salvarlo sono stati i carabinieri e i medici del 118, avvertiti dalla dirigente scolastica dell'istituto dove insegna. Il docente aveva infatti chiamato la preside rivelando la sua intenzione di farla finita. La donna ha immediatamente dato l'allarme e i soccorsi sono arrivati nell'abitazione di Addeo: l'uomo è stato soccorso e portato in ospedale a Nola: qui è stato ricoverato in codice rosso ma non è in pericolo di vita.

"Non ho retto tutto l'accanimento mediatico che c'è stato nei miei confronti - ha detto al telefono all'ANSA dal letto dell'ospedale dove è ricoverato cercando di spiegare il suo gesto - Un'ora fa ho provato il suicidio con un mix di psicofarmaci. Ho commesso un errore, ma non dovevo essere crocifisso in questo modo, mi hanno linciato. Ho chiesto scusa, non ce l'ho fatta".

Prima di dare seguito ai suoi propositi suicidi, Addeo aveva affidato a una lettera aperta al quotidiano 'Roma' la richiesta di un incontro chiarificatore con la premier, per rinnovare le sue scuse: "Le chiedo, se possibile, di poterla incontrare per poterglielo dire guardandola negli occhi", aveva scritto. Parole che sarebbero state raccolte a palazzo Chigi: la premier infatti, secondo quanto si apprende, aveva dato indicazioni di far pervenire la sua disponibilità ad un incontro, prima che uscisse la notizia del tentativo di suicidio.

"Non c'è giustificazione possibile per le parole scritte. Mi assumo ogni responsabilità - aveva scritto Addeo nella lettera a Meloni - anche se confesso che mai nelle mie intenzioni vi era l'idea di augurare la morte a una bambina. È stata una frase infelice, inadeguata, inaccettabile, che non mi rappresenta né come uomo né come educatore". Addeo parla della sua situazione personale, del rapporto con la madre anziana e della sofferenza per quanto accaduto: "So bene che nulla può cancellare il male fatto con quelle parole. Solo la verità, il pentimento e il rispetto possono servire, ora". Per questo il docente si rivolge direttamente alla premier, chiedendo perdono per il gesto "che ha ferito Lei e la sua famiglia, e in particolare sua figlia, che mai avrebbe dovuto essere tirata in ballo in alcun modo".

Nei confronti del professore il Ministero ha aperto un'istruttoria che dovrebbe portare all'adozione, già nella giornata di martedì, di provvedimenti disciplinari. "Non possiamo più tollerare comportamenti di singoli che sui social o in pubblico tradiscono quel decoro e quella dignità che devono caratterizzare una professione così delicata" aveva detto il ministro Giuseppe Valditara. "Il ministero - aveva aggiunto - sanzionerà quanti non sono degni di far parte della nostra scuola". A quella di Valditara si è aggiunta oggi la voce il direttore dell'Ufficio scolastico della Regione Campania, Ettore Acerra, titolare dell'azione disciplinare. "Un episodio sconcertante - ha detto - ed il segno di come un uso inqualificabile dei social possa portare a degli episodi che non dovrebbero essere assolutamente accettabili".

Acerra ha poi confermato che con il ministro si farà un "ragionamento" sulla vicenda per arrivare a dei provvedimenti nei confronti del prof: "Un componente della comunità educante dovrebbe pensare bene prima di parlare. Cercheremo di prendere le giuste decisioni".