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1 LUGLIO

Oggi, ma nel 1903, a Montgeron, partiva la prima delle sei tappe previste dell’edizione inaugurale del Tour de France di ciclismo. A Lione, dopo 467 chilometri, il vincitore della prima frazione era il transalpino Maurice Garin, italiano di Arvier, in Valle d’Aosta, di 32 anni, naturalizzato francese nel 1901, componente della squadra La Francaise, che il 19 luglio, a Parigi, si aggiudicherà l’intera gara. E verrà consacrato come il primo vincitore in assoluto del primo Tour de France. Mentre verrà squalificato nel Tour dell’anno successivo, quello del 1904.

L’unico italiano iscritto al Tour d’esordio era Rodolfo Muller (nella foto, particolare), di 27 anni, anche lui della stessa società sportiva del leader Garin, che chiuderà la prova in quarta posizione nella classifica generale, dopo tre francesi. Su 21 partecipanti, gli altri non francesi in competizione erano Marcel Kerff e Julien Lootens, Alois Catteau, tutti e tre del Belgio, Josef Fischer, tedesco. Muller, di Livorno, classe 1876, attivo agonisticamente all’ombra della Tour Eiffel, era professionista dal 1889 e lo rimarrà fino al 1904. In quell’anno verrà infatti squalificato per 24 mesi per aver commesso delle scorrettezze, insieme ad altri pionieri delle due ruote a pedali, nella Bordeaux-Parigi. Muller era, tra l’altro, fratello minore del pittore Alfredo, anche lui presente nella capitale francese, amico di artisti di fama come Camille Pissarro, Pierre Auguste Renoir, Paul Cezanne, Henri de Toulouse-Lautrec.

Ma Rodolfo Muller aveva avuto un ruolo di primissimo piano nel Tour del 1903. Nella prima Grand Boucle, organizzata dal quotidiano sportivo “L’Auto”, il patron del giornale e ideatore della corsa, Henry Desgrange, giornalista ed ex pistard a sua volta, aveva, infatti, affidato proprio a Muller, che teneva in alta considerazione sia per le doti di atleta che per quelle umane, d’ispezionare ufficialmente il tracciato da disegnare per la prima edizione. Il percorso di 2500 chilometri complessivi, affrontati in parte in motocicletta ed in parte in bici, da suddividere nelle faticosissime sei tappe. E Muller aveva considerato ogni dettaglio, come gli era stato richiesto, segnalando i probabili tempi di percorrenza, le criticità delle strade, le città da ricomprendere nell’attraversamento per motivi di opportunità economica o culturale e quelle da evitare, soprattutto per la sconveniente presenza di concorrenti disposti a barare e di tifoserie troppo esuberanti che avrebbero potuto mettere in pericolo la buona riuscita.