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1 Settembre

Oggi, ma nel 1955, in tutta Italia, arrivava nei negozi di dischi, in formato 78 giri, il singolo “Vecchio frack/E vene ‘o sole” del cantautore pugliese Domenico Modugno. Era il 16° della sua carriera ed era pubblicato dalla prestigiosa etichetta discografica RCA italiana. Il brano del lato “A”, “Vecchio frack”, con Modugno alla chitarra oltre che come voce, diverrà uno dei più amati dell’autore di Polignano a mare. Segnerà il passaggio dalla canzonetta italica alla canzone d’autore. Modugno, dopo il successo di “Nel blu dipinto di blu”, pezzo scritto dallo stesso artista (nella foto, particolare, vestito con l’abito di scena proprio dell’interpretazione de “L’uomo in frack”) con Franco Migliacci col quale, l’1 febbraio 1958, in coppia con Johnny Dorelli, si aggiudicherà il Festival di Sanremo di quell’anno, e che gli conferirà il nomignolo di “Mr. Volare”, verrà considerato tra i padri della musica leggera del Belpaese.

Il testo di “Vecchio frack” aveva come attacco queste parole: «È giunta mezzanotte/Si spengono i rumori/Si spegne anche l'insegna/Di quell'ultimo caffè/Le strade son deserte/Deserte e silenziose/Un'ultima carrozza/Cigolando se ne va/Il fiume scorre lento/Frusciando sotto i ponti/La luna splende in cielo/Dorme tutta la città/Solo va un uomo in frack». Era stato ispirato a Modugno dalla misteriosa vicenda umana dell’irrequieto principe Raimondo Lanza di Trabia. Ufficiale e gentiluomo che era stato, tra l’altro, diplomatico al servizio del ministro degli Esteri del fascismo Galeazzo Ciano, agente segreto con qualifica di aiutante di campo del generale Giacomo Carboni come capo del temuto Sim, il Sistema informazioni militare, presidente del Palermo calcio, animatore e pilota della Targa Florio di automobilismo, proprietario di miniere e solfatare in Sicilia.

L’aristocratico sciupafemmine a 39 anni, presumibilmente, si era tolto la vita, nella Capitale, il 30 novembre 1954, gettandosi da una finestra dell’Hotel Eden di via Ludovisi in una situazione che non verrà mai chiarita. “Vecchio frack” scalerà la classifica musicale nazionale solo nel 1959, dopo il boom di “Nel blu dipinto di blu”, ma causerà anche problemi con la censura. Il verso finale «Ad un attimo d’amore che mai più ritornerà», infatti, verrà adattato in «Ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor», poiché la commissione di Stato deputata ai tagli riterrà che espressioni contenenti allusioni a contatti fisici saranno immorali.

Anche se poi Modugno, nelle esibizioni dal vivo, canterà sempre la versione originale. Inoltre nel testo di prima stesura era menzionato «Chi mai sarà quell’uomo in frack», ma la frase verrà trasformata in «Di chi sarà quel vecchio frack» come espediente per dissimulare il gesto estremo del togliersi la vita, cercando così di non sottolineare ulteriormente il contrasto tra l’uomo in frack e il frack nel fiume da solo. Sul lato “B” del disco c’era poi la canzone, in napoletano, con parole del regista e scrittore Riccardo Pazzaglia, reputata un vero e proprio inno al sole.