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10 MAGGIO

Oggi, ma nel 1943, a Pantelleria, in provincia di Trapani, con due raid aerei britannici venivano lanciate 75 e 72 bombe sull’isola, dando inizio all’operazione cavatappi.

Avvisaglie delle scariche dall'alto erano state registrate anche il giorno precedente, 9 maggio. Lo sbarramento antiaereo dell’Asse, che inizialmente sembrava ben organizzato, non riusciva a fermare i bimotori B25C Mitchell del 340° battaglione della Northwest tactical air force. Il lembo di terra tricolore più vicino all’Africa -prendendo come riferimento Capo Bon, in Tunisia, distante 70 chilometri e visibile ad occhio nudo- cadrà l’11 giugno successivo.

Dopo 140 incursioni dal cielo (nella foto, particolare, uno scorcio dell’isola devastata dalle esplosioni, immagine tratta dall’archivio storico dell’Imperial war museum di Londra, MA3662), pari a 5mila tonnellate di ordigni dal potere devastante. Nel Mediterraneo il canale di Sicilia era simile al collo di una bottiglia con Pantelleria posta come tappo. Far saltare quest’ultimo significava avere via libera da Gibilterra a Suez. Questo era, in estrema sintesi, il principio alla base della strategia militare adottata dagli alleati.

Per questo l’attacco a Pantelleria costituiva il primo D-day, posto in essere ben prima del più conosciuto sbarco in Normandia, del 6 giugno 1944, inizio della liberazione dell’Europa continentale dall’occupazione nazista. Con estensione di 83 chilometri quadrati, larghezza di otto, lunghezza di quattordici, Pantelleria era stata sapientemente trasformata in fortezza naturale, presidiata da 11.400 soldati italiani posti sotto il comando dell’ammiraglio Gino Pavesi.

Ufficialmente la motivazione per la controversa resa sarà la mancanza definitiva di acqua potabile, elemento essenziale in un luogo privo di sorgenti naturali e caratterizzato dalla cronica penuria del prezioso liquido. Il corpo di difesa italico verrà fatto prigioniero e i malcapitati soldati verranno trasferiti in Nord Africa.

Per la sua collocazione strategica nel mare Mediterraneo Pantelleria era stata rinominata sentinella dell’impero, ma anche Gibilterra italiana. La postazione era particolarmente importante per il porto e per la pista d’atterraggio. Come verrà raccontato nel saggio di Alessandro Bellomo, intitolato "Il martirio di un’isola", pubblicato da Soldiershop di Zanica, in provincia di Bergamo, nel 2011. Poi, il 14 giugno verranno fatti saltare dagli artificieri gli edifici rimasti in piedi, 140, per effettuare riprese dei cosiddetti combat film di propaganda, con fortezze volanti B17 e B24 che sganceranno sacchi di sabbia per simulare le numerose cariche di dinamite piovute dall’alto.