12 novembre

Oggi, ma nel 2006, a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, nel reparto rianimazione dell’ospedale “San Leonardo”, dove era ricoverato dal 7 novembre precedente per intossicazione alimentare dopo aver mangiato cozze crude, moriva per arresto cardiocircolatorio Mario Merola, di 72 anni, cantante e attore, ritenuto il reuccio della sceneggiata napoletana. La sua salute era da tempo interessata da alti e bassi. Era stato in grado di far uscire dai confini partenopei quel genere di rappresentazione popolare, caratterizzata dal melologo, ovvero l’alternarsi del canto alla recitazione nato all’ombra del Vesuvio nell’immediato primo dopoguerra, conferendogli dignità nazionale. Aveva alle spalle 118 album pubblicati, tra quelli incisi in studio, che risultavano 40, dal 1967 al 2005, raccolte di brani, 70, singoli, 72, e dischi registrati dal vivo, 4.
Produzione alla quale si aggiungevano 22 film per il grande schermo e 2 per la televisione. Tra i suoi lavori più apprezzati dal grande pubblico, anche in termini di incassi nei botteghini, vi era stato “Zappatore”, pellicola drammatica del 1980, con Alfonso Brescia dietro la macchina da presa, con la partecipazione anche di Mara “Venier” Povoleri e Aldo Giuffrè, che corrispondeva alla rivisitazione, da parte di Merola, del classico del repertorio canoro napoletano, su parole di Libero Bovio e accompagnamento musicale di Ferdinando Albano, risalente al 1928, quando era stato presentato per la prima volta da Gennaro Pasquariello. Merola aveva partecipato anche al Festiva di Sanremo nel 1994, il 44°, dal 23 al 26 febbraio, con il brano “Una vecchia canzone italiana”, classificandosi al 19° posto.
Poi non si era fatto mancare esperienze da conduttore tv, come per Fantastico Enrico, con Montesano, e Fantastico 13, ovvero l’ultima edizione del varietà andato in onda la prima volta il 6 ottobre 1979, su Rai uno, dal 4 ottobre 1997 al 6 gennaio 1998. Merola, (nella foto, particolare, con Giuseppe “Geppino” Anatrelli -che sarà poi conosciuto soprattutto per lo spocchioso personaggio del geometra Calboni interpretato nei primi tre Fantozzi, del 1975, 1976 e 1980- in una scena di culto del lungometraggio “Sgarro alla camorra”, quello del suo debutto, poliziesco “napulegno” del 1973, diretto da Ettore Maria Fizzarotti, alla sua ultima regia cinematografica, nel quale oltre a recitare, nel ruolo di Andrea Staiano, intonava tutti i 5 pezzi previsti nella colonna sonora, cioè: “A camorra”, “Giuramento”, “Cielo e mare”, “O meglio amico”, “Curtiello cu curtiello”) aveva avuto un percorso professionale caratterizzato da due principali intoppi giudiziari, dai quali comunque era uscito a testa alta, senza conseguenze penali.
Ma comunque, sia il dover fronteggiare il primo avviso di garanzia, ricevuto per l’ipotesi di associazione a delinquere di stampo camorristico del 1983, che il secondo, rimediato per la presunta associazione mafiosa del 1989, accuse dalle quali, ribadiamolo, era stato prosciolto pienamente, avevano minato la sua esistenza. A ciò s'era aggiunto lo stile di vita non proprio da salutista caratterizzato anche dalla pratica del forte gioco d’azzardo, come raccontato dallo stesso Merola nella sua autobiografia. Volume scritto col giornalista Geo Nocchetti del Tg3 Campania, intitolato “Napoli solo andata... Il mio lungo viaggio”, pubblicato dalla casa editrice milanese Sperling & Kupfer nel 2005.
