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12 ottobre

Oggi, ma nel 1936, a Long Island, nello Stato di New York, nel circuito automobilistico dedicato alla memoria di Theodore Roosevelt, 26° presidente Usa, Tazio Nuvolari, di 44 anni, asso della Scuderia Ferrari, su Alfa Romeo 12C-36, vinceva la Coppa George Vanderbilt, intascando anche il sontuoso montepremi di 85mila dollari. La sfida era stata organizzata nuovamente dopo la sospensione imposta, nel 1916, dall'ingresso degli States nella prima guerra mondiale.

Nuvolari era di fatto il primo italiano a salire sul gradino più alto del podio. La competizione, che era stata inaugurata nel 1904 per volere di William Kissam Vanderbilt II, erede del capostipite Cornelius Vanderbilt, magnate di origine olandese delle ferrovie e del trasporto marittimo, era ritenuta dagli addetti ai lavori la più prestigiosa d’America e tra le più significative al mondo. L’edizione del 1936, che vedeva 45 vetture al via, era stata promossa da George Washington Vanderbilt III e si snodava su 482 chilometri complessivi, ripartiti in 75 giri.

“Nivola”, come era soprannominato il campione di Castel d’Ario (nella foto, particolare, proprio il 12 ottobre 1936, con la sua Coppa Vanderbilt, forgiata da Cartier in argento massiccio, alta 70 centimetri, dal peso di 70 chilogrammi, subito dopo l’arrivo trionfante, verrà custodita nel Museo Luciano Nicolis di Verona), classe 1892, già in forza all’Alfa corse dalla stagione agonistica 1931, aveva esordito nelle prove a quattro ruote il 23 aprile 1933, dopo aver gareggiato in motocicletta. Tagliava il traguardo, in 4 ore 32 minuti 44 secondi, davanti al transalpino Jean-Pierre Wimille, dell’omonima scuderia, su Bugatti Type 59, giunto secondo, con 8 minuti di ritardo, e al connazionale e compagno di squadra Antonio Brivio, ferrarista, su Alfa Romeo 12C-36, arrivato terzo, con 13 minuti in più sul “Mantovano volante”.

A correre quel giorno c’erano anche gli italiani Nino Farina, sempre della squadra del “Drake”, su Alfa Romeo 8C-35, costretto al ritiro per noie allo sterzo dopo 21 giri, e Carlo Felice Trossi, del team UK di Frederick McEvoy, su Maserati 6CM, che giungeva sesto. Andando a ritroso, tra i rappresentanti del Belpaese, il primo in assoluto a fare sua la Coppa Vanderbilt era stato Ralph De Palma, nel 1912, su Mercedes, ma l’alfiere di Biccari era già considerato un pilota a stelle e strisce: aveva richiesto la cittadinanza statunitense anche se non gli era ancora stata concessa. Pure Dario Resta, che aveva ottenuto il successo in quel cimento nel 1915 e nel 1916, su Peugeot, era nato in Italia, a Faenza, ma poi era emigrato in Inghilterra, all’età di 2 anni, quindi era sceso in pista con l’Union Jack.