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13 AGOSTO

Oggi, ma nel 1968, a Varkiza di Vari, in Grecia, il rivoluzionario ellenico Aleksandros “Alekos” Panagulis attentava alla vita del dittatore Georgios Papadopoulos senza riuscire nell'intento. Dei due ordigni esplosivi che piazzati sul ponte, uno esplodeva prima del previsto e l’altro non si innescava proprio al passaggio della Lincoln presidenziale.

Papadopoulos aveva instaurato il regime militare col colpo di Stato del 21 aprile 1967. Catturato, imprigionato e torturato nel palazzo dell’Esa, i servizi segreti ellenici, Panagulis verrà processato e condannato a morte. Trascorrerà tre anni e mezzo nella cella, chiamata “tomba”, a Boyati. Poi verrà liberato, il 21 agosto 1974, dopo la mobilitazione internazionale.

Panagulis, di Glifada, classe 1939, ingegnere elettronico, già ufficiale dell’esercito, poeta, vivrà un periodo di esilio in Italia, a Firenze, dove avrà l’importante storia d’amore con la giornalista Oriana Fallaci, di 10 anni più grande di lui (nella foto, particolare). Quest’ultima rimarrà anche incinta, ma perderà il figlio dopo un litigio con lo stesso Panagulis.

Quella che verrà considerata la più grande giornalista tricolore racconterà le gesta di quello destinato a diventare eroe nazionale ellenico, per aver contribuito all’isolamento della dittatura dei colonnelli, nel libro intitolato “Un uomo”, che verrà pubblicato dalla casa editrice milanese Rizzoli, nel 1979, dopo la scomparsa di Panagulis.

Dopo essere stato eletto deputato dell’Unione del centro, il 9 novembre 1974, nelle consultazioni democratiche successive alla caduta del regime, Panagulis verrà infatti ucciso. Accadrà l’1 maggio 1976, ad Atene, mentre viaggiava sulla sua Fiat 131, in via Vouliagmenis, nel controverso agguato simulato da incidente automobilistico, presumibilmente compiuto da Michele Steffas. Ma, nonostante più inchieste, tra la quali quella messa in atto dal Belpaese, la triste e prematura dipartita di Panagulis rimarrà avvolta nel mistero.