TODAY

13 ottobre

Oggi, ma nel 1738, a Vigo Anaunia, frazione di Ton, in provincia di Trento, nella chiesa di Santa Maria Assunta, del 1233, don Antonio Guardi, canonico della parrocchiale, riceveva tre lunette, giunte da Venezia, dipinte dai nipoti Gianantonio e Francesco Guardi. Erano due dei quattro figli del pittore Domenico, di origine trentina, iniziatore della bottega di scuola veneziana che avrebbe proseguito, per tre generazioni, a produrre lavori di pregio come vedute venete, opere di arte sacra, capricci e virtuosismi in stile rococò, che sarebbero finiti nei principali musei del globo come il Louvre di Parigi, l’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, l’Accademia Carrara di Bergamo. Nel dettaglio Francesco Guardi aveva dipinto in una delle tre lunette la "Visione di San Francesco d’Assisi".

I Guardi erano cognati di Giovan Battista Tiepolo, ritenuto il maggior pittore del Settecento veneziano, che, il 21 novembre 1719, aveva sposato la loro sorella Maria Cecilia. Nel 1740, nello stesso edificio religioso di Vigo Anaunia arriverà anche la pala d’altare intitolata “Madonna con Bambino e i Santi Rocco, Nicolò, Carlo Borromeo e Antonio abate”, di 161 x 84 centimetri, eseguita da Gianantonio Guardi, che verrà commissionata dai Marcolla quale decorazione dell’altare della influente famiglia del posto.

Per il gruppo della Madonna con il Bambino sarà ispirata al quadro omonimo di Francesco Solimena, detto “L’abate Ciccio”, già in Palazzo Widmann a Venezia, poi custodito nella Gemäldegalerie di Dresda, mentre il paesaggio sullo sfondo ripeterà, benché in forma rovesciata, quello della "Madonna dei Sette dolori" di Vienna. Poi seguirà “Santo adorante l’Eucaristia” (nella foto, particolare), realizzata da Francesco Guardi, olio su tela, di 87 x 69 centimetri, che sarà anche la sua prima opera firmata, che però verrà poi traslata nel Museo nazionale trentino. Quell'opera sarà la copia, parziale e reinterpretata seguendo i canoni, detti tenebrosi, del pittore dalmata Federico Bencovich, dell’opera di un altro veneziano: Giovanni Battista Piazzetta. Nel dettaglio il dipinto “Santi Giacinto, Lorenzo e Bertrando”, del 1739, realizzato per la chiesa di Santa Maria del rosario, detta dei Gesuati, della città lagunare.