14 GIUGNO

13 Giugno 2023

Oggi, ma nel 1837, a Napoli, in vico Pero 2, alle 20:50, moriva Giacomo Leopardi, di 38 anni, dopo la scorpacciata di confetti cannellini di Sulmona. Il poeta di Recanati, ritenuto tra i maggiori, non solo dell’Ottocento italiano, ma della letteratura planetaria, si spegneva tra le braccia del sodale Antonio Ranieri, di 8 anni più giovane, verosimilmente dicendo: «Addio, Totonno, non veggo più luce».

Quel 14 giugno 1837 sarebbe dovuto partire per Villa Carafa d’Andria Ferrigni di Torre del Greco, per beneficiare del clima particolarmente salutare per la sua condizione fisica. Era affetto da vari disturbi, risalenti al 1816, sia di tipo reumatico che psicologico, con conseguenti scompensi cardiaci, circolatori, gastrointestinali, respiratori e neurologici. Acciacchi che avevano e continueranno a destare interesse delle dispute dei vari medici. Il referto ufficiale, diffuso da Ranieri, riportava “Idropisia polmonare”.

Tra le ipotesi relative al decesso, gravava quella del colera, essendo la città partenopea afflitta da tale problematica. Solo grazie all’interessamento di Ranieri, che scomoderà le alte sfere politiche locali, il corpo non verrà gettato in una fossa comune, come previsto dalla rigida normativa. Tra le teorie sul trapasso ci sarà chi, come Nicola Ruggiero, sorrentino residente a Torre del Greco, classe 1923, già preside del liceo classico statale “Umberto I” di Napoli, avanzerà quella del coma diabetico. Infatti, il figlio di Monaldo, che soffriva di diabete, ma era goloso di dolci, nel suo ultimo giorno di vita, oltre ad una cioccolata calda, ad una granita al limone e alla zuppa, aveva ingurgitato un chilo e mezzo di cannellini, donatogli da Paolina Ranieri, sorella di Antonio, il giorno prima, della ditta Pelino.

Il professor Ruggiero riuscirà a procurarsi alcuni dei confetti con il cuore di cannella rimasti e poi li donerà (nella foto, particolare, nella teca espositiva) al museo dell’Università Suor Orsola Benincasa e al museo del confetto sulmonese, in via Stazione Introdacqua 55, fondato nel 1988 dalla famiglia Pelino.