TODAY

15 luglio

Oggi, ma nel 1877, a Roma, veniva promulgata la legge numero 3961, detta legge Coppino, pubblicata nella Gazzetta ufficiale numero 177 del 30 luglio successivo, che innalzava l'obbligo scolastico nelle classi elementari da due a tre anni, ovvero dai 6 anni d'età fino ai 9, e aumentava la possibilità di frequentare la scuola elementare per cinque anni, ossia fino alla classe quinta elementare.

Inseriva, inoltre, al compimento del biennio elementare, anche un terzo anno di scuola serale prevista per poter includere pure i piccoli studenti già di fatto lavoratori. Soprattutto rendeva l'accesso alle lezioni gratuito, permettendo quindi un enorme ampliamento delle possibilità d'istruzione previste fino ad allora per i figli delle famiglie delle classi sociali più disagiate economicamente. Introduceva, inoltre, per la prima volta, rigorose multe per i genitori che violassero la formazione obbligatoria di tre anni per i loro bambini e bambine. I soldi raccolti con le penali da pagare ai Comuni, che erano responsabili dell'amministrazione delle sedi scolastiche e delle spese per il loro funzionamento, venivano impiegati per acquistare libri e materiale scolastico in modo da evitare che le lire sborsate dai poveri servissero a pagare le scuole frequentate dai più ricchi. Riprendendo la precedente legge Casati, ovvero la normativa 13 novembre 1859, numero 3725, del regno di Sardegna, entrata in vigore nel 1861 ed estesa con l'unificazione nazionale attraverso il regio decreto 28 novembre 1861, numero 347, la legge Coppino prevedeva anche l'insegnamento della religione, della ginnastica e dell'educazione civica nelle scuole per avviare i giovani ad essere dei cittadini più rispettosi dei propri doveri, degli altri e delle istituzioni.

La legge Coppino era stata fortemente voluta dagli esponenti politici della sinistra storica che la ritenevano propedeutica all'estensione del suffragio popolare nelle votazioni politiche che fino a quel momento era limitato al 2 per cento della popolazione che ne aveva diritto per istruzione e per censo. La legge Coppino era così chiamata dal cognome del proponente, il ministro della pubblica istruzione del regno d'Italia Michele Coppino, nel governo presieduto da Agostino Depretis, della sinistra storica. Alla stesura della legge Coppino, che nonostante la non completa attuazione -come ad esempio nel caso dell'insegnamento della religione- perché soprattutto nelle grandi città e nelle zone fortemente rurali le famiglie erano costrette a spedire i figli a lavorare nelle fabbriche e nei campi e a lasciare le figlie ad aiutare nelle faccende domestiche, riuscirà comunque a combattere notevolmente la piaga dell'analfabetismo (nella foto, particolare del dipinto di Giuseppe Costantini da Nola, "La scuola del villaggio", olio su tavola, 45x35 centimetri, del 1870, conservato a Firenze, nell'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) nella nuova Italia unita, aveva collaborato anche il pedagogista d'ispirazione positivista Aristide Gabelli. Quest'ultimo, di Belluno, del 1830, già componente del Consiglio superiore della pubblica istruzione, futuro deputato dal 1886 al 1892, era provveditore agli studi della Capitale.

Coppino, di Alba, in provincia di Cuneo, classe 1822, futuro presidente della Camera dei deputati nel 1880, professore di letteratura italiana dell'università di Torino e poi rettore dello stesso ateneo, dal 1868 al 1870, massone della loggia Ausonia del capoluogo sabaudo, per quattro mandati alla guida del dicastero della pubblica istruzione nei governi presieduti da Urbano Rattazzi e da Depretis III, V, VI, VII.