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15 settembre

Oggi, ma nel 1996, a Venezia, sulla Riva dei sette martiri, in occasione della prima edizione della Festa dei popoli padani, il segretario della Lega nord Umberto Bossi, in carica dal 4 dicembre 1989, davanti a 120mila militanti, definiti dallo stesso Senatur “duri e puri”, proclamava l’indipendenza della Padania dall’Italia. Intento da raggiungere entro un anno, il 15 settembre 1997, puntando alla secessione con lo slogan “via da Roma ladrona”.

Obiettivo che verrà puntualmente disatteso, non solo entro tale data, ma in senso assoluto. La cerimonia promossa dallo stato maggiore del Carroccio, avveniva sostenendo -secondo le parole di Bossi- come «noi, popoli della Padania, solennemente proclamiamo: la Padania è una Repubblica federale indipendente e sovrana. Noi offriamo, gli uni agli altri, a scambievole pegno, le nostre vite, le nostre fortune e il nostro sacro onore». Quella del 15 settembre 1996 era anche la giornata nella quale Bossi (nella foto, particolare) invitava i presenti ad usare il tricolore come carta igienica, imponendo il vessillo col sole celtico in campo verde.

Secondo i programmi le forze convenute nella città lagunare provenivano dall’Emilia, dal Friuli, dalla Liguria, dalla Lombardia, dalle Marche, che rappresentavano il confine ultimo verso sud, dal Piemonte, dalla Romagna, dal sud Tirolo-Alto Adige, dalla Toscana, dal Trentino, dall’Umbria, dalla Valle d’Aosta, dal Veneto e dalla Venezia Giulia. Seguiva il rituale dell’ampolla con l’acqua del Po, il fiume sacro, riempita alle sorgenti, sul Monviso, a Pian del Re di Crissolo, in provincia di Cuneo, e versata in laguna. Alle elezioni politiche del 21 aprile 1996 la Lega nord aveva svoltato: incassando il 10,8 per cento delle preferenze, che tradotte in schede valide significava 4.038.239 avendo diritto a 87 seggi tra Camera e Senato.

Tra le svariate radici ripescate veniva fatto riferimento al 3 ottobre 1866 quando, a Vienna, l’Austria asburgica, ponendo fine alla terza guerra d’indipendenza, accettando la pace imposta dall’alleanza italica con la Prussia, aveva riconosciuto il diritto all’autodeterminazione del popolo veneto. E le truppe italiane erano entrate in piazza San Marco. Il 18 settembre la Digos perquisirà la sede leghista di via Carlo Bellerio a Milano, ponendo attenzione alle carte di Corinto Marchini, ex militante di Autonomia operaia, capo delle camicie verdi lombarde. Le imputazioni della Procura della Repubblica di Verona, attraverso il giudice Guido Papalia, saranno: attentato alla Costituzione e all’unità nazionale, associazione segreta. Alla fine, dopo 20 anni, il 27 settembre 2016, il processo si concluderà con l’assoluzione.