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16 luglio

Oggi, ma nel 1968, a Napoli, si diffondeva la notizia della morte, in casa del nipote Giuseppe, a 84 anni dell'attrice partenopea Concetta Luisa Annunziata "Tina" Pica, considerata la Totò in gonnella. In realtà il decesso si verificherà il 15 agosto successivo. E la data del trapasso rimarrà equivoca, senza una vera e plausibile spiegazione. Anche se col tempo verrà presa per buona quella del 16 luglio 1968.

Si era trasferita al Vomero dopo la scomparsa, avvenuta l’anno precedente, del secondo marito. Non aveva figli, perché la bambina quella avuta dal primo consorte era passata a miglior vita in tenera età. Tina Pica aveva preso parte alla sua ultima pellicola cinematografica, nell'episodio Mara, in “Ieri, oggi, domani”, per la regia di Vittorio De Sica, vincitore dell'Oscar quale miglior film straniero nel 1965, nel 1963, a 79 anni. Tra le sue interpretazioni più popolarmente note, come caratterista, c’era quella dell’aiutante capostazione in “Destinazione Piovarolo”, del 1955, del regista Domenico Paolella, con Antonio De Curtis (nella foto, particolare, proprio accanto al principe della risata del Belpaese). Aveva esordito a teatro a 7 anni, insieme alla madre, anche lei commediografa, Clementina Cozzolina, diretta dal padre, il capocomico Giuseppe Pica. Il grande successo vero e proprio, quello dato dal grande schermo, era giunto tardi, quando lei, classe 1884, aveva già 65 anni. Poi la sua carriera era stata un crescendo. Era stata migliore attrice non protagonista premiata col nastro d’argento, per il ruolo della governante Caramella, nel film “Pane, amore e fantasia”, del 1953, diretto da Luigi Comencini, nel quale Gina Lollobrigida, nei panni della Bersagliera, aveva conquistato il nastro d’argento come attrice protagonista. Film, tra l’altro, sceneggiato dall’abruzzese Ettore Margadonna, di Palena, in quel di Chieti, basandosi sulla vicenda di Lucia Travaglini, madre del famoso crooner a stelle e strisce, ma originario sempre di Palena, Perry Como.

Nel 1920 Tina Pica aveva fondato una compagnia teatrale, chiamata Teatro Italia, al Teatro Cabiria di Bagnoli, e poi nel capoluogo campano, insieme ad Agostino Salvietti, per la quale aveva anche scritto commedie. Poi nel 1930 aveva iniziato a lavorare con Eduardo De Filippo, prima a teatro e poi al cinema, col quale aveva recitato in “Natale in casa Cupiello”, capolavoro nel quale era l'indimenticabile Concetta, moglie di Lucariello, e poi nel lungometraggio cult “Filumena Marturano”, del 1951. Aveva tratti somatici e atteggiamenti, sia sul set che nella vita di tutti i giorni, a dir poco iconici. I suoi modi bruschi e le battute taglienti e sbrigative la rendevano simpatica e inconfondibile. Era un personaggio nazional popolare del ‘900 che in determinate pellicole all’italiana era imprescindibile come comprimario. «La sua maschera era indistinta dalla persona, aveva poi una voce cavernosa e metallica che per definirla bisognerebbe inventare un suono», aveva sottolineato Franca Valeri, altra grande del cinema tricolore. In realtà erano le tante sigarette fumate ad aver reso ancora più densa la sua voce.

Era ossessionata dal gioco, sia dal poker, che dalla smorfia, dalla fede che sconfinava nella superstizione. Era devota di Santa Maria Goretti e di Santa Rita da Cascia. Quando il 13 luglio 1947, la compagnia teatrale I De Filippo era stata ricevuta in udienza privata dal pontefice Pio XII, aveva sussurrato all’orecchio di Eduardo: «Direttò, questa sarebbe una buona occasione per chiedere al Papa tre numeri buoni da giocare al lotto».