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16 novembre

16 Novembre 2025

Oggi, ma nel 1895, dal porto di Napoli, salpava la prima divisione della Squadra navale attiva, della regia Marina militare tricolore, con alla testa le corazzate “Re Umberto” e “Andrea Doria” scortate dagli arieti torpedinieri “Stromboli” ed “Etruria” rinforzati dall’incrociatore “Partenope”, agli ordini del vice ammiraglio Enrico Accinni, per andare a salvare gli italiani dislocati a Smirne e a Salonicco, nella fase d’avvio del colonialismo crispino, perché, nel Levante turco, erano in corso i “massacri hamidiani” contro gli armeni. La mattanza, iniziata a Sasoun nel 1894 a colpi di scimitarra e che proseguirà fino al 1897 -prodromica al vero e proprio genocidio che ci sarà tra il 1915 e il 1923, particolarmente nell’Anatolia, con 3 milioni di vittime- era e sarà la risposta alle richieste di uguaglianza e libertà culturale perpetrate al governo della Sublime porta retto dal sultano Abdul Hamid II, il 34° in carica, al comando dal 31 agosto 1876 e vi rimarrà fino al 27 aprile 1909, il cui regno, amministrato per lo più dal palazzo di Yildiz ad Istanbul, era in palese declino. Ma il problema principale era l’intolleranza religiosa verso gli armeni, che erano cristiani, da parte dei curdi e dei circassi, che erano musulmani. Infatti gli Hamidiye Hafif Süvari Alayları, ovvero i reggimenti di cavalleria leggera Hamidiye, chiamati così in onore del loro mandante Hamid II, formati dai già menzionati curdi e circassi, ma anche da arabi, turkmeni e yörük, armati fino ai denti, erano appositamente costituiti, nel 1891, sul modello delle unità cosacche dell’esercito imperiale russo che avevano il compito di pattugliare le frontiere orientali, dal grande Khan per la loro ferocia mossa dall’odio etnico nei confronti degli armeni. La spedizione guidata da Accinni -napoletano, classe 1838, già alfiere dell’armata di mare del regno delle Due Sicilie, ex ufficiale della Marina garibaldina, con un trascorso da aiutante di campo del sovrano sabaudo Umberto I, con ampia esperienza di navigazione nel Borneo, in Cina e in Giappone, qualificato quale giudice del Tribunale supremo di guerra e marina- nel pieno divampare della controversa questione d’oriente e della manovra espansionistica di Roma nei possedimenti dell’impero etiope, verrà prima coadiuvata dai mezzi e dagli uomini della seconda divisione e poi rientrerà all’ombra del Vesuvio il 3 febbraio 1896. La prima fase della repressione posta in essere contro gli armeni era stata palesata al contesto europeo, nel 1889, dalla cruda trovata della cioccolateria transalpina di Montjoyer, a ridosso dell’abbazia cistercense d’Aiguebelle, d’inserire figurine piuttosto esplicite (nella foto, particolare, la raffigurazione del recupero dei cadaveri a Galata, nella zona nord del Corno d’oro, nella serie “Tapioca dell’etoile”) sulle carneficine attuate contro i cristiani nelle scatole di praline, espediente che verrà premiato nell’esposizione universale parigina del 6 maggio-31 ottobre di quel 1889, in occasione delle celebrazioni del centenario della rivoluzione francese.