Pallanuoto: solidarietà sottotraccia a Di Fulvio, fuori dal Settebello

La mancata convocazione dell’attaccante pescarese tra veleni, rancori e contraddizioni. Così il capitano è stato lasciato a casa
PESCARA. La solidarietà viaggia sottotraccia nel mondo della pallanuoto. Sorrisi e pacche sulle spalle. Tanti messaggi di vicinanza. La mancata convocazione di Francesco Di Fulvio da parte del ct del Settebello Alessandro Campagna continua a far discutere. Come si fa a rinunciare al migliore giocatore al mondo quantunque si voglia avviare un nuovo ciclo? La certificazione delle qualità del 32enne attaccante pescarese è avvenuta due anni fa quando è stato eletto miglior giocatore del Mondiale e nel 2022 quando si è aggiudicato il premio equivalente al Pallone d’Oro del calcio. Inoltre è il punto fermo della Pro Recco. Un giocatore che ha vinto tutto. Il fatto stesso di dover spiegare il valore di Francesco Di Fulvio fa sorridere chi è nel mondo della pallanuoto.
Ma Alessandro Campagna ha deciso di rinunciarci nello stage di Ostia in programma a fine mese - dal 23 al 26 - in vista degli Europei di gennaio. Formalmente, perché sta avviando un ricambio generazionale. In realtà, si tratta di una decisione personale e non tecnica. Anche perché tutte le scelte di un tecnico sono opinabili, quella su Francesco Di Fulvio no. Una scelta che il ct di Siracusa non ha nemmeno comunicato di persona al diretto interessato. Il capitano del Settebello ha saputo della mancata convocazione per caso. Perché la convocazione è giunta al compagno della Pro Recco che gli ha chiesto se era arrivata anche a lui. E l’attaccante pescarese è rimasto a bocca aperta. Dietro l’esclusione di Di Fulvio (e di Nicosia, Cannella, Nicholas Presciutti e Velotto) ci sono altre motivazioni.
Nascono dalle Olimpiadi di Parigi 2024 e dall’eliminazione ad opera dell’Ungheria. Si alimentano con la clamorosa protesta del Settebello che volta le spalle alla giuria al momento degli inni nazionali. Situazione incandescente con la punizione inflitta dalla federazione internazionale: le squalifiche e la multa. E la marcia indietro di Campagna, probabilmente ispirata dalla premiata ditta Barelli & Malagò. La lettera di scuse. Il Mondiale flop dell’estate scorsa. E certi atteggiamenti di Campagna che non sono piaciuti alla squadra. Che ha detto in faccia al ct quello che pensava. Gli ha chiesto di andarsene. E lui - forte del contratto e dei successi del passato - ha pensato che era il caso di tagliare alcuni azzurri, tra cui Di Fulvio. Quelli più intransigenti. Clamorosa è anche la scelta tra i pali: prima dei Mondiali è stato accantonato Del Lungo per favorire il lancio del più giovane Nicosia; oggi, invece, Nicosia resta casa e il ct richiama Del Lungo che sembra avere un particolare feeling con Campagna.
La situazione - piena di veleni, rancori e tradimenti - è ovviamente a conoscenza del presidente Fin Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati. Un quadro desolante che meriterebbe di essere approfondito. Ma Barelli ha in pratica delegato a Campagna la pallanuoto. Dal 2009 il ct gestisce il movimento, più o meno direttamente. A tal punto che nessuna voce di dissenso si è levata alla lettura delle prossime convocazioni. Tutti sotto coperta. Tanto per rendere l’idea: è come se Velasco non avesse convocato Egonu nella pallavolo femminile; come se De Giorgi non avesse chiamato Romanò nel volley maschile; se Banchi decidesse di rinunciare a Fontecchio; e se Gattuso lasciasse a casa Barella o Tonali.
Ovunque si sarebbe aperto un dibattito, nella pallanuoto no. Tutti allineati al verbo di Campagna. Poi, a microfoni spenti tutti sono a conoscenza delle reali motivazioni alla base di certe scelte. Incredibili anche gli avvicendamenti nello staff: per anni è stato Amedeo Pomilio il vice, dopo le Olimpiadi è toccato a Christian Presciutti, oggi c’è Maurizio Minardi. Il tutto sotto la regìa di Campagna e la benedizione di Barelli. Nel frattempo, però, il malcontento cresce.
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