#TODAY

17 Ottobre

Oggi, ma nel 1860, a Pettorano, poi Pettoranello del Molise, in provincia di Isernia, la legione Matese dei combattenti volontari garibaldini, comandati dal colonello Francesco Nullo (nella foto, particolare di una stampa coeva, l'alto ufficiale a cavallo, con baffi e pizzetto, con la sciabola sguainata, durante il combattimento di Carpinone), costituitasi il 25 agosto precedente, a Piedimonte d'Alife, per volere del patriota Beniamino Caso, e composta da 435 uomini, veniva sconfitta e annegata nel proprio sangue dalle truppe borboniche del regno delle due Sicilie. Lo scontro, che risulterà tra i più cruenti della campagna piemontese/sabauda nell'Italia centrale, era di fatto un'imboscata tesa a Nullo. Quest'ultimo era originario di Bergamo, classe 1826, numero 695 nell'elenco ufficiale dei partecipanti all'impresa dell'eroe dei due mondi, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del regno d'Italia del 12 novembre 1878. Lo scrittore e camicia rossa Giuseppe Cesare Abba, di Cairo Montenotte, in quel di Savona, del 1838, eternerà l'accadimento con il componimento in prosa in "Noterelle d'uno dei Mille", del 1880, testo poi rielaborato e ripubblicato in "Da Quarto al Volturno", del 1891, che verrà considerata una delle migliori opere della letteratura tricolore sull'epopea risorgimentale nazionale, in quanto raccontata dall'interno, ovvero da uno dei protagonisti. Ossia: «20 d’ottobre. Pettorano, Carpinone, Isernia, meritereste che su voi non venisse più né pioggia né rugiada, fin che durerà la memoria dei nostri, ingannati e messi in caccia e uccisi pei vostri campi e pei vostri boschi! Tornano gli avanzi della colonna di Nullo; non si regge ai loro racconti; non sanno dire che morti, morti, morti! Par loro d’avere ancora intorno l’orgia di villani, di soldati, di frati che uccidevano al grido di "viva Francesco secondo" e "viva Maria". Povero Bettoni! La sua Soresina non lo vedrà più. Se ne veniva indietro ferito su d’una carrozza; cavalcavano a’ suoi lati Lavagnolo e Moro, pensando di poterlo porre in salvo a Boiano, e tornar poi a spron battuto dove Nullo combatteva, e i nostri morivano qua, là, a gruppi, da soli, sbigottiti dalle grida selvagge. Poveri cavalieri! Il giorno appresso il tenente Candiani li trovò morti sulla via. Ah! quel Sannio, quel Sannio! Mi sento passar sul viso un soffio gelato come quel giorno che la spedizione partì: sin d’allora mi suonò nella memoria il nome delle Forche Caudine». Tecnicamente l'episodio bellico era andato in questo modo: il 30 settembre precedente Isernia si era ribellata al governo provvisorio garibaldino. Le forze del colonnello Nullo avrebbero dovuto muovere, il 14 ottobre, da Maddaloni, dove erano di stanza, verso Bojano. Quindi avrebbero dovuto riprendere la marcia contro i lealisti, in concomitanza con l'arrivo dell'esercito savoiardo, guidato dal generale Enrico Cialdini, che era diretto al valico di Macerone, luogo strategico posto tra Castel di Sangro e Isernia, ovvero tra Abruzzo e Molise, specificatamente tra le alte valli dei fiumi Sangro e Volturno. Ma Nullo, giunto a Boiano, aveva stabilito di non aspettare la discesa di Cialdini e, invece, aveva decretato di portarsi al più presto verso Isernia. Ma proprio durante il tragitto, nonostante avesse optato per il percorso ritenuto meno insidioso, il suo contingente militare era stato vittima -senza scampo- dell'imboscata, già menzionata, da parte dell'esercito di re Franceschiello, l'ultimo sovrano del regno delle due Sicilie, salito al trono il 22 maggio 1859 e che verrà deposto il 13 febbraio 1861.

@RIPRODUZIONE RISERVATA