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17 SETTEMBRE

Oggi, ma nel 2013, a Pagnacco, in provincia di Udine, nel boschetto all’inizio dell’ippovia, lungo il torrente Cormor, dalla frazione Plaino verso Buja, veniva ritrovato il corpo senza vita di Silvia Gobbato, di 28 anni, praticante avvocato nello studio legale di Giovanni “Gianni” Ortis. Era originaria di San Michele a Tagliamento, in quel di Venezia, dove, nel 2011, era stata anche candidata al consiglio comunale, nella lista civica “Cammineremo insieme”, con Giampietro Bandolin sindaco, benché nata a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone.

Era stata uccisa, nello stesso 17 settembre, con 12 coltellate, mentre faceva jogging. L’1 aprile 2015, Nicola Garbino, di Pozzano del Friuli, reo confesso dell’omicidio, studente fuoricorso di ingegneria, di 36 anni, verrà condannato a 18 anni di reclusione. Era al terzo tentativo di sequestro, non di Silvia in particolare, ma di una persona qualsiasi, benché sola, in una zona appartata, dotata di telefonino. Voleva portare a termine un rapimento per intascare 50mila euro di riscatto, inviando la richiesta con foto, mediante il cellulare della sventurata.

Scopo finale dell’intento criminale sarebbe dovuto essere l’affrancarsi dalla famiglia d’origine, con la quale viveva, e andare ad abitare da solo a Padova. L’uccisone sarebbe stata solo la conseguenza della reazione della ragazza. Tra l’altro, il 21 settembre successivo, il killer avrebbe dovuto presenziare alla cerimonia nuziale della cugina e, in quella sede, avrebbe voluto dimostrare agli invitati di essere riuscito a “svoltare”, ossia a cambiare vita.

Il losco piano era stato premeditato da due anni. Quando l’assassino entrava in azione, la vittima (nella foto, particolare, in primo piano, nell’articolo sulla confessione di Garbino, tratto dal “Corriere della Sera” del 20 settembre 2013, a firma di Andrea Pasqualetto) si trovava con Giorgio Ortis, figlio del già menzionato Gianni, ragazzo col quale aveva più di un rapporto di amicizia, che però correva a 400 metri di distanza. Giorgio, che inizialmente verrà tirato in ballo come presunto responsabile, sarà poi ritenuto del tutto estraneo al fatto di sangue.

Anche la pista dell’ex fidanzato di lei, dopo l’interruzione della relazione durata 10 anni, non porterà a nulla. Di fatto, Silvia era stata fatta fuori per caso e per un movente assurdo. Il 28 marzo 2019, nel carcere padovano Due Palazzi, il 42enne Garbino conseguirà la laurea triennale in Ingegneria meccanica, che era stata alla base dei problemi economici e sociali che l’avevano spinto a delinquere.