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18 giugno

Oggi, ma nel 1959, a Roma, al Policlinico Umberto I, moriva a 72 anni il poeta Nazareno "Vincenzo" Cardarelli per complicazioni polmonari, consumato dalla spondilite tubercolare detta anche morbo di Pott. Ovvero una forma di tubercolosi extra-polmonare che si caratterizza per la localizzazione dei micro-batteri nelle vertebre. Per questo problema fisico era solito essere infagottato in un cappotto anche d'estate (nella foto, particolare, nello scatto di Paolo Monti del 1957) e la sua presenza nei caffè più rinomati della Città eterna, spesso ritrovo di uomini del panorama culturale nazionale, era motivo di richiamo per estimatori dei suoi componimenti sia in prosa che in versi ed anche per semplici curiosi.

Era originario di Corneto Tarquinia, poi Tarquinia, in provincia di Viterbo, classe 1887, autodidatta di formazione con la sola licenza elementare conseguita, ma lettore vorace e assiduo frequentatore della Biblioteca nazionale dell'Urbe. Si trascinava una menomazione al braccio sinistro ed aveva avuto un'infanzia travagliata perché era figlio illegittimo di Antonio Romagnoli e Giovanna Cardarelli. Era stato abbandonato dalla madre quando era ancora in tenera età. Si era trasferito nella Capitale quando aveva 17 anni ed era cresciuto nell'ambiente giornalistico lavorando nel quotidiano socialista "l'Avanti", prima come correttore di bozze e poi, dal 1909, come redattore. Tutti i risvolti autobiografici e le sofferenze, sia fisiche che psicologiche patite caratterizzavano i suoi scritti.

Aveva collaborato con articoli, recensioni e servizi da inviato anche per le testate "Il Marzocco", "La Voce", "Il Resto del Carlino", "Il Tempo", "Il Tevere", il "Corriere Padano", "L'Italiano", "Il Bargello". Nel 1919 aveva fondato e co-diretto il trimestrale letterario "La Ronda". Tra le sue frequentazioni femminili spiccava la breve, ma intensa relazione con la scrittrice Sibilla Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio, autrice tra l'altro di "Una donna", del 1906, pubblicato dalla Società tipografico editrice nazionale di Torino. Lo scrittore e sceneggiatore pescarese Ennio Flaiano descriverà la vita povera ed appartata dell'amico Cardarelli, per molti intellettuali ritenuto una sorta di Giacomo Leopardi del '900, soprattutto nell'ultima fase dell'esistenza, nel suo volume "La solitudine del satiro", che verrà pubblicato postumo nel 1973 dall'editore Rizzoli di Milano. Nel 1948 Cardarelli aveva vinto la seconda edizione del Premio Strega con "Villa Tarantola", romanzo pubblicato dalla casa editrice Meridiana del capoluogo lombardo.