Today

18 luglio

17 Luglio 2025

Oggi, ma nel 1979, a Torino, in via Paolo Veronese, Marco Donat Cattin e Maurice Bignami, di Prima linea, uccidevano il titolare del bar dell’Angelo Carmine Civitate, di 38 anni, originario di Pallagorio, in provincia di Crotone, per ritorsione, credendolo un delatore, dopo la morte, nel conflitto a fuoco con esponenti delle forze dell’ordine, avvenuta il 28 febbraio precedente, nello stesso locale, dei piellini Barbara Azzaroni “Carla”, maestra di 29 anni bolognese con una figlia, e Matteo Cageggi “Charlie”, operaio Fiat-Rivalta di 20 di Orbassano. I due freddati dagli agenti erano nel ristorante di Civitate per preparare l’agguato letale al consigliere comunista del quartiere Madonna di Campagna Michele Zaffino particolarmente attivo contro la diffusione della lotta armata col questionario promosso dal Pci. Civitate (nella foto, particolare, la notizia della morte riportata nell’edizione del quotidiano torinese “La Stampa” del giorno dopo, 19 luglio) era in realtà estraneo alla sorte dei due militanti dell’organizzazione eversiva di estrema sinistra seconda come potenza micidiale solo alle Brigate rosse. L’assassinio di “Carla” e “Charlie” e i fatti di sangue conseguenti, come l’omicidio, per errore, dello studente Emanuele Iurilli, avvenuto il 9 marzo di quel 1979, nella contestuale raffica di piombo contro la bottiglieria di via Francesco Millio, sempre nel capoluogo piemontese, segnavano profondamente l’esistenza dei primallineati portandoli verso lo sbando. L’implosione era già iniziata dopo aver giustiziato, il 29 gennaio ’79, a Milano, il pubblico ministero della fase iniziale dell’iter processuale relativo alla strage milanese di Piazza Fontana Emilio Alessandrini, pennese di nascita, e successivamente dopo l’eliminazione, il 7 febbraio 1980, ancora nel capoluogo lombardo, di William Vaccher, reputato uno spione dalla stessa Prima linea della quale era una sorta di fiancheggiatore.