18 maggio

Oggi, ma nel 1997, a Manchester, nel Regno Unito, avveniva il ritiro ufficiale dalla rosa della squadra cittadina dell’attaccante Eric Cantonà, marsigliese con fiere origini sarde, di 32 anni, considerato dagli addetti ai lavori tra i calciatori più talentuosi della sua generazione e non solo. L’addio all’agonismo dell’atleta dal carattere non domo e col bisnonno Salvatore Cantona, pronunciato senza l’accento sulla lettera finale, nato ad Ozieri, e la bisnonna Giuseppina Caria, di Torralba, entrambi centri in provincia di Sassari, emigrati a Marsiglia nel 1913, era stato preannunciato l’11 marzo di quel 1997. Disputando proprio in quel giorno l’ultima gara di campionato della carriera contro il West Ham united, all’Old Trafford, nell’incontro terminato 2-0 per i padroni di casa. Aveva chiuso come “Erik the king”, personaggio di riferimento dei Red Devils di mister Alex Ferguson quando a rubare la scena c’era ancora il fascinoso David Beckham. Il 7 settembre 2024, a Porto Rotondo di Olbia, sempre nel sassarese, ritirerà dalle mani di Gianfranco Zola, nativo di Oliena in quel di Nuoro, già asso della nazionale tricolore, vicepresidente della Lega calcio professionistico del Belpaese guidata dal giornalista Matteo Marani, il Premio Navicella Sardegna, che la giuria, presieduta da Franco Cuccureddu, assessore regionale al Turismo, artigianato e commercio, gli conferirà proprio facendo leva sulle sue lontane radici piantate nell’isola. Cantonà si era già fatto da parte una prima volta, in chiusura d'anno 1991, ma il transalpino Michel Platini, vero e proprio punto di riferimento a livello planetario e futuro presidente Uefa e vice Fifa, lo aveva convinto a ripensarci e a restare a tirare calci al pallone al massimo livello possibile. Poi c’era stato l’episodio, del 25 gennaio 1995, quando, in trasferta, sempre da tesserato del Manchester united, aveva risposto alle critiche di un tifoso del Crystal Palace con un calcio assestato in stile arti marziali (nella foto, particolare, in divisa nera, ma col suo blasonato numero 7 stampato dietro la maglia) ed era diventato ancora di più icona di un certo modo umorale d'essere.