TODAY

19 aprile

Oggi, ma nel 1969, a Roma, due persone che non verranno mai identificate lanciavano una bomba davanti all'ingresso dell'abitazione privata del democristiano Franco Restivo (nella foto insieme alla moglie proprio dentro la casa attaccata), ministro dell'Interno del secondo governo presieduto dal Dc Giovanni Leone.

L'ordigno veniva deviato da una delle guardie addette alla sorveglianza del successore di Paolo Emilio Taviani, altro diccì, al dicastero responsabile anche della Pubblica sicurezza. Non si verificavano vittime né feriti perché lo scoppio avveniva nel Tevere.

Ma l'attacco dinamitardo era particolarmente significativo - e lo si metterà a fuoco solo in un secondo tempo - perché si verificava proprio il giorno dopo la riunione padovana dei vertici della cellula ordinovista veneta nel corso della quale, in un appartamento vicino alla stazione ferroviaria, era stata decisa dai componenti del neofascismo di zona, capeggiati da Franco Freda e Giovanni Ventura, la strategia delle operazioni terroristiche cosiddette di seconda linea: volte a far ricadere la responsabilità sugli anarchici e sulla sinistra extraparlamentare. All'incontro di Padova avevano preso parte, oltre ai due di Ordine nuovo menzionati, anche Marco Balzarini, Ivano Toniolo, Marco Pozzan e, presumibilmente, Pino Rauti, giunto dalla capitale in treno.

La verosimile partecipazione di quest'ultimo, allora giornalista del quotidiano "Il Tempo", in collegamento con l'agente Z del Sid, il Servizio informazioni della difesa, Guido Giannettini, rimarrà avvolta nel dubbio e nella polemica. Il 25 aprile successivo seguiranno gli attentati bombaroli nel padiglione della Fiat auto, all'interno della Fiera campionaria di Milano e nella stazione ferroviaria centrale, sempre del capoluogo lombardo.

La responsabilità ricadrà, processualmente, proprio sul duo Freda-Ventura. Come ricostruirà anche il giornalista Paolo Morando, nel saggio "Prima di Piazza Fontana", che verrà pubblicato dalla casa editrice Laterza, nel 2019, le bombe del 25 aprile risulteranno prodromiche alla strage, all'interno della Banca nazionale dell'agricoltura, del 12 dicembre di quello stesso '69.