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19 GENNAIO

Oggi, ma nel 1969, a Torino, moriva, a 78 anni, il pilota automobilistico Carlo Salamano, vincitore della prima edizione del Gran premio d’Europa, su Fiat 805/405, nel circuito di Monza, il 9 settembre 1923. Per incassare quel successo, ottenuto sulla 2 litri prodotta dalla fabbrica della famiglia Agnelli, aveva coperto 800 chilometri in 5 ore 27 minuti 38 secondi, distanziando di 23 secondi il compagno di squadra Felice Nazzaro.

Era anche stato il primo trionfo (nella foto, particolare, Salamano, a destra, insieme a Giuseppe Campari, entrambi in tuta da gara, prima del via, accanto alla 805 contrassegnata dal numero 14) di una macchina dotata di compressore in un evento motoristico di portata europea. Risultato che consentiva al Belpaese di mostrare i muscoli nei confronti delle case costruttrici straniere. Salire sul gradino più alto di quel podio si era rivelata anche la rivincita sul guasto al motore che, in quello stesso 1923, il 2 luglio, sul vecchio tracciato di Tours, lo aveva costretto a ritirarsi mentre disputava il Gran premio di Francia, che aveva poi visto primeggiare il britannico Henry Segrave, su Sunbeam, made in Uk, mentre l’anno prima, 1922, a Strasburgo, il titolo era andato a Nazzaro, su Fiat 804.

Salamano aveva debuttato al volante, il 3 settembre 1922, sempre a Monza, nel Gran premio delle vetturette, su Fiat 502 S. In quel cimento aveva chiuso, dopo 600 chilometri, in quarta piazza, alle spalle di Pietro Bordino, Enrico Giaccone, Evasio Lampiano. L’ultima competizione era stata invece quella del 13 ottobre 1923, sull’anello di Brooklands, a Weybridge, in Inghilterra, su Fiat 803/403, che, però, non aveva portato a termine, sempre per noie meccaniche al propulsore. Originario di Vercelli, era stato assunto come dipendente Fiat il 26 gennaio 1914, in qualità di meccanico-collaudatore.

Nel 1919 aveva testato il primo trattore agricolo realizzato dalla Fiat, il modello 702. L’esperienza da asso delle quattro ruote a motore si era conclusa sostanzialmente in soli due anni, e sempre come componente della scuderia Fiat, poiché il suo ruolo era proseguito come collaudatore, sia delle produzioni di serie che dei prototipi e successivamente come capo reparto prove veicoli del Lingotto fino al ’62. Aveva partecipato, tra l’altro, alla messa a punto della 509, 520, Balilla, 500, 1100, 1400, 1800, 1500, 850.