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19 maggio

19 Maggio 2025

Oggi, ma nel 1869, a Napoli, passava a miglior vita, ad appena 52 anni, “La Sangiovannara”, dal nome del quartiere d’origine San Giovanni a Teduccio, al secolo Marianna De Crescenzo, la pasionaria partenopea che aveva lasciato la gestione della locanda nella zona di Pignasecca per guidare i patrioti del circondario per l’arrivo unificatore di Giuseppe Garibaldi all’ombra del Vesuvio, il 7 settembre 1860.

Di corporatura robusta e con lo sguardo imbronciato, il ritratto ufficiale al collodio, di autore ignoto, la consegnerà ai posteri in posa, accanto al busto del sovrano sabaudo Vittorio Emanuele II, con l’abituale tenuta, composta da: scialle fulvo, pugnale infilato nella cintura che teneva alto il gonnellone anch’esso scuro, grembiule bianco sopra e nero nella parte inferiore, capelli raccolti, revolver saldo nella mano destra.

Già attiva con i "baracchisti" nei locali moti pro-costituzione del'48, era ritenuta una camorrista prestatasi a supportare l'Eroe dei due mondi. Era, infatti, cugina del pittoresco Salvatore De Crescenzo, detto “Tore e Crescienz”, classe 1823, capo della “Gamorra liberale” incaricato da Liborio Romano, ministro degli Interni di quel borbonico re Franceschiello fuggito nella fortezza di Gaeta, per occuparsi del mantenimento dell’ordine pubblico entro la soglia di guardia.

Il 21 ottobre 1860 aveva avuto, proprio in virtù dei suoi straordinari meriti per la nascente Patria tricolore, il permesso speciale, d’imbucare nell’urna plebiscitaria del rione Montecalvario, dove risiedeva, la sua scheda con il “si” alla delicata annessione delle province napoletane al regno di Sardegna quando il voto (nella foto, particolare, un’incisione coeva dedicata proprio alle operazioni in uno dei seggi del capoluogo campano, dal settimanale milanese “Emporio pittoresco”, diretto da Eugenio Torelli Viollier, che il 5 marzo 1876 fonderà il “Corriere della Sera”) era ancora ben riservato ai soli uomini.

Il 26 ottobre di quel 1860 aveva ricevuto anche, dal pro-dittatore garibaldino Giorgio Pallavicino Trivulzio, il vitalizio di 12 ducati al mese: meritato per le sue azioni assestate insieme alle compagne di lotta Carmela Furitano, Costanza Leipnecher, Pasquarella Proto e Antonietta Pace.