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19 ottobre

19 Ottobre 2025

Oggi, ma nel 1991, a Ginosa, in provincia di Taranto, Domenico Valenzano Covella, pastore di 15 anni, cresciuto in un ambiente difficile e in condizione di miseria, veniva violentato sessualmente, seviziato facendogli mangiare concime, tagliuzzato e bruciacchiato in varie parti del corpo, legato con una corda, infilato in un sacco già utilizzato per fertilizzanti e gettato ancora vivo in acqua nella cisterna per la raccolta della pioggia di contrada Fiumicello, profonda 4 metri, da tre giovani del posto che da tempo lo vessavano. Vito Galante, di 20, piastrellista, Giuseppe Branca, di 19, muratore, e un sedicenne. Confesseranno l’omicidio e la brutalità utilizzata. I due maggiorenni saranno condannati all’ergastolo. Il minorenne verrà affidato ad un centro di recupero.

L’accanimento avveniva nel casolare di campagna proprietà della famiglia di Galante dopo che Domenico avesse chiesto un passaggio ai tre aguzzini. La vittima viveva con i genitori e otto fratelli. Il fatto di sangue (nella foto, particolare, la notizia riportata sul quotidiano torinese “La Stampa”, nell’edizione del 21 ottobre di quel 1991, nel pezzo a firma di Tonio Attino) destava particolare scalpore per la ferocia usata nei confronti del malcapitato, che presumibilmente aveva anche un ritardo mentale. Inizialmente gli esponenti delle forze dell’ordine e della magistratura avevano pensato si trattasse del regolamento di conti tra trafficanti di droga. O di un delitto di stampo mafioso. Galante e Branca verranno condannati all'ergastolo mentre il non diciottenne verrà dato in affidamento.