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2 AGOSTO

Oggi, ma nel 1968, a Cuirone di Vergiate, in provincia di Varese, il quadrimotore DC8 dell’Alitalia I-DIWF, comandato da Fabio Staffieri, si schiantava sul Monte San Giacomo, di 427 metri sul livello del mare, a causa del maltempo. Era diretto all’aeroporto di Malpensa per lo scalo nella tratta da Roma Fiumicino a Montreal in Canada.

Nell’impatto il mezzo perdeva le ali e veniva danneggiata gran parte anteriore della fusoliera, ma la botta non era fatale ai 95 persone a bordo, tra i 10 componenti dell’equipaggio e gli 85 passeggeri.

Il pilota, che era a 15 giorni dalla pensione, coadiuvato dal suo secondo Franco Panario, stava tentando l’atterraggio di emergenza sulla piccola pista dell’Aeroclub di Vergiate, erroneamente scambiata per quella di Malpensa, che era a 11 chilometri di distanza, dopo essersi trovato dentro il temporale, con ridotta capacità visiva dovuta ad un cumulonembo. Ma la limitatezza del tracciato, 900 metri contro i 3915, lo avevano costretto alla manovra di riattaccata, cioè a far velocemente riprendere quota al velivolo interrompendo l’atterraggio, che però non era riuscito a staccarsi da terra in tempo ed era finito contro l’altura.

L’aereo, ribattezzato “Antoniotto Usodimare”, volo 660, anche grazie all’inversione dei motori, aveva limitato al massimo l’impatto. Aveva strisciato sradicando alberi e spezzando rami per 200 metri prima di fermarsi su uno spiazzo. Ma 12 passeggeri, rimasti nella parte posteriore della fusoliera, morivano carbonizzati proprio durante le operazioni di soccorso e di sgombero, che erano guidate dal parroco del posto, don Bertrando "Nando" Macchi da Gallarate (nella foto, particolare).

I superstiti erano complessivamente 83. Tra loro vi era anche Oliviero Grimaldi, che aveva 4 anni e viaggiava da solo, affidato alla responsabilità della compagnia. Da grande diverrà architetto e sarà il responsabile del Museo farfalla di Milano. La coda del DC8 rimarrà a fianco della chiesa di San Materno a Cuirone quale triste ricordo dell'evento.