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2 MAGGIO

Oggi, ma nel 1926, a Tripoli, il francese Francois Eysserman, su Bugatti Type 35, vinceva la seconda edizione del circuito automobilistico della Tripolitania italiana. Il transalpino, nato a Marsiglia nel 1900, che era soprattutto un meccanico, aveva portato la creatura di Ettore Bugatti dalla fabbrica di Molsheim, dove il fondatore si era rifugiato dopo aver lasciato il Belpaese, fino in Libia. Tagliava il traguardo davanti a Vittorio Astarita, anche lui su Bugatti Type 35. Prima ancora dei successi che arriveranno due anni dopo, nella stagione agonistica 1928, la prestazione da primato conseguita in Libia garantirà fama all’ingegno del milanese Bugatti. La rombante iniziativa di Tripoli (nella foto, particolare, monoposto sfreccianti, il 7 maggio 1933, dalla copertina dell’Illustrazione del popolo, del 21 maggio 1933, con in primo piano lo storico sorpasso di Achille Varzi a Tazio Nuvolari, entrambi su Alfa Romeo della scuderia Ferrari). Era stata ideata l’anno precedente da Egidio Sforzini, in qualità di presidente del comitato organizzatore, insieme ad Arrigo Modena, come vice, a Riccardo Trozzi quale segretario, e a Paolo Vassura, Antonio Varaschini, Paolo Viganò, Scialom Nahum, nel ruolo di consiglieri.

Il tracciato era in terra battuta, di 26,200 chilometri, da ripetere 16 volte, con partenza ed arrivo a Sghedéida, passando per Fornaj, Sidi Masri, Bab Tagiura e Suk El Giuma. Solo il 6 maggio 1934 verrà inaugurata una vera e propria pista, quella della Mellaha, in località oasi di Tagiura, edificata per conto dell’Automobil club di Tripoli. Prima delle vetture di categoria principe, oltre 2mila centimetri cubi di cilindrata, aprivano la contesa le macchine di potenza inferiore, fino a 2mila centimetri cubi. A tenere a battesimo il gran premio vi era donna Erminia De Bono, moglie del governatore fascista, il maresciallo d’Italia Emilio De Bono, che il 3 luglio 1925 aveva preso il posto del predecessore Giuseppe Volpi. Sempre nel 1925, il 17 aprile, al debutto della gara disputata su suolo nord africano, il trionfatore era stato Renato Balestrero, di Lucca, del 1898, al volante di una OM-Officine meccaniche 665. Collegato all’esito delle sfide al margine del deserto vi era la ricca lotteria che faceva vendere una moltitudine di tagliandi di partecipazione. Il 5 maggio 1940 ci sarà l’ultimo cimento d’auto a Tripoli, la corsa dei milioni, ma parteciperanno solo piloti tricolori poiché Francia, Germania ed Inghilterra saranno già impegnate a combattere nel secondo conflitto mondiale. L’epopea delle dispute su quattro ruote a motore a Tripoli verrà ricostruita nel volume di Alberto Redaelli, intitolato “Gran premio di Tripoli”, pubblicato da Luigi Reverdito editore, di Trento, nel 1989.