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2 ottobre

Oggi, ma nel 1860, tra Capua, Caiazzo e Maddaloni, in provincia di Caserta, si concludeva la battaglia del fiume Volturno con la vittoria dei 24.350 volontari in camicia rossa, comandati dal generale Giuseppe Garibaldi, contro i 28mila militari dell’esercito borbonico, guidati dal pari grado Giosuè Ritucci Lambertini. Quello iniziato il 26 settembre precedente verrà ritenuto dagli storici del Risorgimento tricolore lo scontro decisivo per la caduta del Regno delle Due Sicilie di re Franceschiello II e lo snodo fondamentale per la realizzazione dell’unificazione nazionale che sarebbe stata proclamata il 17 marzo 1861.

L’episodio del 2 ottobre 1860 (nella foto, particolare, l'affresco all’encausto, ultimato nel 1893, sulla battaglia del Volturno realizzato dal pittore di Oderzo Giuseppe Vizzotto Alberti, conservato nella Torre monumentale di San Martino della battaglia, frazione di Desenzano del Garda, in quel di Brescia) era quello che più di altri della campagna dei garibaldini fosse in grado di far emergere le abilità tattiche dell’Eroe dei due mondi. L’esercito meridionale perdeva in quell'occasione 306 elementi e contava 1308 feriti mentre i morti nell’altro schieramento erano 308 e 820 i feriti. I prigionieri erano 389 per i garibaldini contro 3.063 tra i borbonici. Falliva il tentativo borbonico di bloccare, su una linea strategica, l’avanzata dei garibaldini e il piano di ripresa offensiva volto alla riconquista del territorio. Di fatto le regioni meridionali entravano a far parte del costituendo regno d’Italia del sovrano sabaudo Vittorio Emanuele II.

Tra gli uomini posti sotto il nizzardo vi era anche Carmine Crocco, che diverrà noto come brigante nella fase postunitaria, anzi quale capo indiscusso delle bande del Vulture, ritenuto, per la sua lungimiranza organizzativa, il “Napoleone dei briganti”, con 20mila lire di taglia pendente sulla testa. Tutta la vicenda verrà raccontata nel saggio intitolato “Volturno 1860. L’ultima battaglia dei Mille”, a cura di Anna Villari, Silvana editoriale, Roma 2010.