20 AGOSTO

19 Agosto 2023

Oggi, ma nel 1997, nel bosco di Mandra Castrata di Passo San Leonardo, nel territorio di Santa Eufemia a Maiella, in provincia di Pescara, il giovane pastore macedone Alivebi Hasani, detto “Alì”, uccideva, a colpi di pistola, Tamara Gobbo e Diana Olivetti, entrambe di 23 anni, dopo aver tentato di violentare quest’ultima, e feriva Silvia Olivetti, sorella di Diana, di 21 anni, di Villatora di Saonara. Silvia, fingendosi morta, riusciva a scappare, sopravvivendo. Le tre sventurate ragazze erano in villeggiatura ed erano di origine padovana.

Durante l’escursione si erano fermate a chiedere indicazioni sul sentiero da seguire per arrivare in cima al monte Morrone proprio al loro carnefice. Hasani, che diverrà “Il mostro del Morrone”, secondo il linguaggio giornalistico, che viveva in condizioni di estrema solitudine e di difficoltà ambientali, nello stazzo in località Capoposto, confesserà, il giorno successivo, 21 agosto. Decisiva sarà la testimonianza della superstite.

Le armi utilizzate per il duplice omicidio appartenevano al “padrone” di Alì, Mario Iacobucci, proprietario delle pecore. Il pastore killer verrà condannato, il 28 gennaio 1999, all’ergastolo, dalla Corte d’assise dell’Aquila, che sconterà per 8 anni nel penitenziario di massima sicurezza di Sulmona e poi nel suo paese d’origine, dal 2005. Il caso di cronaca nera avvenuto sulla montagna abruzzese, a ridosso del massiccio della Maiella, suscitava enorme clamore mediatico a livello nazionale, per la sua ferocia e per il comportamento del sicario, ridotto ad uno stato animalesco.

Il luogo della mattanza (nella foto, particolare, le due vittime) ospiterà il cippo commemorativo. Silvia Olivetti, con grande coraggio, deciderà di trascorrere la sua vita da sposata, nella zona, a San Valentino, in Abruzzo Citeriore. Nel 2016, la giornalista Maria Trozzi, nel suo libro inchiesta “Il sentiero delle Signore”, solleverà dubbi sulla presenza di un ipotetico complice e sulle pistole che non sarebbero state 3, bensì 4, in dotazione ad Alì. Il procuratore della Repubblica di Sulmona, Giuseppe Bellelli, non ravviserà elementi per riaprire le indagini, nonostante gli ulteriori sopralluoghi.