22 agosto

21 Agosto 2023

Oggi, ma nel 2014, a San Giovanni La Punta, in provincia di Catania, Roberto Russo, disoccupato di 47 anni, uccideva, a coltellate, la figlia minore, Laura, di 12 anni, e tentava di fare fuori anche la maggiore, Marika, di 14, che restava ferita. Quest’ultima veniva salvata dall’intervento dei due fratelli maggiori, Andrea ed Emanuele, di 17 e 20, che erano nella stanza accanto, e dallo zio Pino, fratello dell’assassino, che era al secondo piano della stessa palazzina. Il padre killer tentava poi di farla finita, senza riuscirci.

Marika verrà operata nell’ospedale catanese Stanislao Cannizzaro. Alla base del raptus, vi era la crisi lavorativa dell’ex elettricista, costretto ad arrangiarsi con lavoretti di ogni genere, dopo esperienze occupazionali fallimentari. Problema che si sommava alla débâcle di coppia. Il gesto estremo (nella foto, particolare, la giovane vittima) era premeditato, come risultava dal biglietto di scuse lasciato alla moglie Giovanna Zizzo, di 43 anni. Roberto Russo verrà condannato all’ergastolo e la sentenza diverrà definitiva, il 18 luglio del 2019, secondo la Corte di cassazione.

Il delitto casalingo giungeva dopo l’analogo caso di Collemarino di Ancona, verificatosi quando il padre, Luca Giustini, macchinista delle Ferrovie dello Stato, di 35 anni, aveva ucciso la figlia, Alessia, di 18 mesi, sempre con fendenti, mentre la moglie, Sara Bedini, di 32, infermiera nell’ospedale regionale di Torrette, era al mare con l’altra bimba di 4 anni e mezzo.

A Pescara, il 17 luglio del 2014, Massimo Maravalle, tecnico informatico, di 47 anni, con problemi mentali, aveva soffocato nel sonno il figlio adottivo Maxime, di origine russa, di 5 anni. Il 27 aprile, sempre nel capoluogo adriatico, in via Lago di Chiusi, Gianfranco Di Zio, di Cepagatti, moriva carbonizzato nella sua auto insieme alla figlia Neyda, avuta da Ena Pietrangelo, anch’ella cepagattese. E la lista dei frangenti simili, solo del 2014, potrebbe proseguire. Tutti episodi riconducibili a condizioni socio economiche farraginose, mal vissute all’interno delle pareti domestiche.