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22 dicembre

Oggi, ma nel 1962, a Drosi, frazione di Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, Domenico Maisano, di 42 anni, contadino, appartenente alla omonima ‘ndrina della Ndrangheta, uccideva, per ritorsione, le sartine Maria e Natalina Stillitano, di 22 e 21 anni, mentre erano in casa intente a cucire. Con le due giovani c’era anche la loro nipote, Carmela, di 15 anni, che veniva gambizzata. Il bandito era convinto che il padre delle due ragazze, Francesco, avesse ferito alla colonna vertebrale, il 17 maggio 1960, suo nipote Martino Seva. Quest’ultimo, orfano, mantenuto agli studi dallo zio, aveva tentato di difendere l’onore della sorella Rosa, importunata da Antonio Stillitano, fratello di Francesco. Ma era stato ridotto sulla sedia a rotelle.

Dal quel ferimento irrimediabile ne era scaturita la faida destinata a rimanere negli annali della criminalità organizzata della Piana di Gioia Tauro. Dopo il duplice omicidio di Maria e Natalina, Maisano tornerà in clandestinità: riparando sulle alture del posto e divenendo, per la sua inafferrabilità, “il terrore dell’Aspromonte”. Continuerà a seminare il panico facendo fuori altri componenti della famiglia Stillitano, assecondando la propria sete di vendetta che prevedeva 22 bersagli da centrare. Sulla testa del fuorilegge verrà posta la taglia da tre milioni di lire, che poi saliranno a cinque, ma l’espediente non servirà ad assicurarlo alla giustizia (nella foto, particolare, la tavola di Walter Molino sulla copertina della Domenica del Corriere, settimanale illustrato del quotidiano milanese Corriere della Sera, del 19 aprile 1964, con i carabinieri che, nelle vie di Palmi Calabro, accompagneranno a scuola i bambini per metterli al riparo dagli eventuali attacchi del bandito Maisano).

Il 22 marzo 1963 Maisano giustizierà anche Diego Surace e Angelo Iamundo, sempre collegati agli Stillitano. Il 22 giugno successivo “compare Mico”, come veniva anche chiamato il sicario, fredderà Francesco Stillitano, colpito insieme all’amico di famiglia Rocco Barresi. Per questa coincidenza di date il killer diverrà, per la cronaca nera del Belpaese, tristemente noto come “l’uomo che uccide il 22”. Maisano, che tra l’altro verrà condannato in contumacia a due ergastoli dalla corte d’assise di Palmi per sei agguati mortali, verrà ammazzato a sua volta.

Accadrà l’11 ottobre 1967, in contrada Cacigna di Drosi di Rizziconi. Il finale di partita si verificherà nel fondaco di Antonio Maisano, fratello del ricercato, e a far fuoco saranno, presumibilmente, Salvatore e Luigi Mamone, di 30 e di 54 anni, coltivatori della terra della zona, imparentati con gli Stillitano, quindi nemici giurati del fuggiasco. Per riuscire a stanarlo per lungo tempo pedineranno i fedelissimi del clan Maisano che erano addetti a rifornire di viveri il latitante.