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22 febbraio

Oggi, ma nel 1951, a Napoli, in via Aniello Falcone, al Vomero, prendeva fuoco il ristorante Villa D’Angelo, che si trovava davanti casa del presidente del club calcistico cittadino Egidio Musollino. Quest’ultimo, di 43 anni, imprenditore del settore conciario, moriva per ragioni che non verranno mai chiarite del tutto, presumibilmente d’infarto, nel sonno, dopo essersi affacciato per lungo tempo proprio per vedere il rogo e il lavoro dei pompieri, e poi si era rimesso a letto.

Musollino, che era al vertice della squadra azzurra dal 1948, era stato l’artefice della rimonta in serie B e del ritorno in A, dopo la retrocessione obbligata dalla Federazione calcio per le irregolarità del cosiddetto “caso Napoli”. L’1 luglio 1948 Renato Dall'Ara, presidente del Bologna calcio, infatti, aveva denunciato la presunta combine, tra Luigi Ganelli del Napoli e Bruno Arcari del Bologna, ordita dal sodalizio partenopeo, che era 18° in classifica, per far perdere la gara al Bologna attraverso il tentativo di corruzione. Musollino era entrato nell’organico societario il 28 ottobre 1945, era presidente dal 10 agosto 1948.

Nella stagione precedente era stato il principale protagonista della vittoria del campionato della divisione cadetta davanti all’Udinese, il 25 giugno 1950.  Anche grazie alla grande disponibilità economica, aveva voluto Eraldo Monzeglio, dal 1949, come allenatore e la sua campagna acquisti aveva portato all'ombra del Vesuvio giocatori del calibro di Alberto Delfrati, Luigi Vultaggio, Costantino De Andreis, Paolo Todeschini, Mario Astorri, Vittorio Dagianti, Bruno Gramaglia. Nel cuore dei tifosi Musollino (nella foto, particolare, al centro, con i baffi, con la formazione titolare del 1948-1949) rimarrà non solo una figura romantica del sodalizio fondato l’1 agosto 1926, ma “il patron morto guardando l’incendio”. Nella stagione 1951-1952 prenderà il suo posto il vicepresidente reggente Alfonso Cuomo, industriale delle conserve alimentari, legato all’armatore Achille Lauro, “o Comandante”, poi la presidenza toccherà nuovamente a Lauro, che già aveva ricoperto quell’incarico nel 1936-1940.